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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Esclusiva al Presidente Bonaccorsi: le verità di Ataf mai trapelate

La vera quota a cui potrebbero arrivare i privati in Ataf, la querela ai sindacati, e la politicizzazione del servizio pubblico. Nella seconda parte affermazioni importanti: rinvio della Linea 2 e la sfida ai sindacati

Per Ataf è il momento delle scelte; privatizzazione e gara per la gestione unica dei trasporti regionali. Sono giorni di alleanze e strategie, ma anche di stridente scontro politico e sindacale. Tanto da far volare querele. Per capire meglio, ne parliamo con il presidente, Filippo Bonaccorsi.

Presidente, come stanno i conti Ataf. Nel 2010 lo storico risultato del bilancio in pareggio, ma gli anni precedenti l’azienda ha sempre chiuso in perdita. A quanto si attesta il debito reale della società?
Ad oggi il debito dell’azienda, ovvero le perdite pregresse che sono state rimesse a nuovo, sono circa dodici milioni di euro. Sono le perdite del triennio 2007 – 2009, quindi riguardano gestioni precedenti a questa. Quest’anno invece abbiamo raggiunto il pareggio, che non può che far piacere visto che non si è ulteriormente aggravata la situazione del debito pregresso.

Una politica aziendale più rigorosa, fatta di maggiori controlli sui biglietti per esempio, ha portato al pareggio in bilancio. Perché privatizzare quando si è trovata la cura?
Perché questa non è una cura, ma risponde semplicemente al fatto che bisognava ripristinare alcuni elementi fondamentali del servizio. Lo abbiamo fatto per riportare la situazione alla normalità, ma su questo non si fanno i bilanci futuri. Anche perché la situazione è clamorosamente mutata dal dicembre del 2010 ad oggi. C’è stato un taglio governativo che nel biennio 2011 -2012 sarà di otto miliardi e mezzo alle regioni. Nel nostro caso, la Regione Toscana ha immediatamente trasferito questo taglio: sei milioni di euro soltanto per i chilometri in meno che faremo.

I tagli, ma anche la gara regionale per il gestore unico.
Lo scenario è clamorosamente mutato con la decisione della Regione di fare una gara sui trasporti. La scelta di Ataf è una scelta strategica, c’entrano anche i conti, ma non solo. Il problema è questo: Ataf oggi diventerebbe un nano all’interno di un contesto regionale in cui non avrebbe più la possibilità di giocare alcun ruolo, il che significherebbe nel giro di qualche anno aggravare, e di molto, la perdite che ci portiamo dietro. L’unica risposta seria, industriale, da dare ai lavoratori di questa azienda, per garantire che abbiano questo datore di lavoro per i prossimi trentacinque anni, è quella che abbiamo scelto noi; un’altra non ce n’é.

CLICCA PER LEGGERE LA SECONDA PARTE: La partenza rinviata della tramvia 2 , i radio bus, la ztl e la sfida ai sindacati

A proposito di lavoratori e di sindacati: i rapporti tra lei e la Rsu sono andati sempre più deteriorandosi, fino alla minaccia di querela. Anzi, li ha poi querelati per il volantino dal titolo “i soldi dei fiorentini”?
Certo. Guardi io non sono tra quelli che le querele le minacciano e poi normalmente non le fanno. Io le faccio e poi lo dico. Queste sono situazioni molto spiacevoli ma anche molto gravi. Sia ben chiaro, questa azienda ha un problema: nessuno la considera una società per azioni gestita da degli amministratori secondo delle regole. Cosa era nel passato non mi riguarda; ho le mie idee, ma non mi riguarda. Da quando la gestisco io, si fa tutto secondo le regole. Quindi, per esempio, non si fa il bilancio secondo le mie regole o quelle di qualcun altro; si fa secondo le norme scritte nel codice civile e i principi contabili generali. Così si fanno i bilanci, si fanno esattamente seguendo le regole.

Per caso sta dicendo che Ataf era troppo politicizzata?
Ataf non era, è molto politicizzata, nel modo più assoluto. Tutte le situazioni che andrebbero risolte facilmente, esclusivamente applicando quelle che sono le norme e considerando Ataf come un’azienda, sono distorte. Nel momento in cui si accusa che chi amministra questa azienda faccia degli appostamenti in bilancio falsi, si fa una calunnia. Siccome i bilanci li so leggere, oltre che saperli fare, e vista la presenza di tutti gli organi di controllo che ne verificano e ne certificano la regolarità normativa da enti terzi al ministero, la polemica nasce dalla malafede e dall’ignoranza di non saper leggere un bilancio. Se si togliesse la politica di mezzo sarebbe molto più semplice capire quest’azienda.     

Nell’incontro della scorsa settimana tra i sindacati ed il sindaco Renzi, il primo cittadino ha fatto sapere che tutto, in pratica, ruoterà attorno alle conclusioni dell’advisor. I sindacati conseguentemente  sostengono che ancora un vero piano aziendale non c’è, così come non esiste un piano di sviluppo.
I sindacati sono un anno e mezzo che chiedono di conoscere il piano industriale. I piani industriali sono fatti dalle aziende, non si fanno a prescindere dalle scelte. E’ evidente che il piano industriale ci sia sempre stato, ma è stato invalidato dalla rapida e completa mutazione dello scenario. La scelta di prendere un soggetto terzo, un advisor, per verificare se vi sia un criterio normativo e di mercato per tutte quelle proposte sorte  dai soci di questa azienda, ed ovviamente fatte proprie dal CdA, mi sembra una cosa fondamentale. E’ normale aspettare il documento di analisi dell’advisor; in base a quello la politica, cioè i soci assumeranno le proprie decisioni.

Quindi la quota del 40% sparata e rimbalzata un po’ dappertutto non è una cifra definitiva?
Non è sparata. Normalmente in tutte le vicende societarie la maggioranza si ha con il cinquanta per cento più uno. Solitamente un socio pubblico, come è capitato in tutte le realtà economiche pubbliche poi diventate miste, può scegliere se fare entrare un socio in minoranza, oppure farlo entrare in maggioranza. L’advisor ci dirà se dal punto di vista del mercato è più appetibile l’una o l’altra soluzione.

Quindi, ipoteticamente, il privato potrebbe avere anche la maggioranza di Ataf?
Stiamo aspettando quello che ci dirà l’advisor.

Ma non lo esclude?
Non lo decido io. Quello che ho verificato e sottoposto all’attenzione si attestava sul quaranta per cento, poi è normale che sarà il soggetto terzo a dare riscontro a questa ipotesi.

I sindacati, ma anche molti cittadini, ritengono che la vendita al privato di parte dell’azienda influirà negativamente sul servizio: dall’innalzamento del costo dei biglietti, alle corse a basso introito che saranno sospese.
Per quel che riguarda il settore dei trasporti, penso che questa sia la classica bufala. Chiunque fa questa eccezione dovrebbe ricordare che dal quattordici febbraio 2010 è entrata in funzione la tramvia. Il cinquantuno per cento della società di gestione è privato, non mi sembra che il costo del biglietto sia mutato rispetto al bus, e neppure che non sia stato garantito il servizio nelle ore notturne della domenica, quando vi è una minore utenza. Ripeto: è una bufala. E’ un sistema che tenta di confondere la politica con la gestione aziendale. Il privato nel trasporto c’è da una vita: la società Lazzi spa è privata al cento per cento; Linee spa lo è al sessantasei per cento. Sono gli enti pubblici i regolatori, sono loro che stabiliscono le tariffe dei biglietti. Mentre, se vogliamo parlare dei servizi, sono proprio quelli minimi che vengono messi a gara dall’ente pubblico regolatore, per fare in modo che siano garantiti.

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