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Caso Tav, Rossi in procura: "Ho chiesto ai pm di essere ascoltato"

Il presidente della Regione Toscana si recherà dai magistrati che seguono l'inchiesta Tav "per riferire di alcuni aspetti specifici di cui ho parlato davanti al Consiglio regionale. Noi collaboreremo"

Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi si presenterà oggi davanti ai magistrati fiorentini che conducono l’inchiesta sui lavori per la Tav nel capoluogo toscano. Ad annunciarlo, ieri pomeriggio, è stato lo stesso governatore in un intervento in Consiglio regionale. “Ho chiesto io di poter essere ascoltato – ha precisato Rossi – per riferire di alcuni aspetti specifici di cui ho parlato anche oggi davanti al Consiglio regionale. C’è un ruolo di controllo – ha aggiunto ieri – che spetta alla magistratura e lo deve esercitare. Noi collaboreremo. Domani andrò a dire e riferire cosa vuol fare la Regione Toscana e gli approfondimenti che ho fatto. Ho fiducia nella magistratura inquirente e in quella giudicante”.

TERRE DI SCAVO – E questo per quel che riguarda l’inchiesta in corso, il caso Lorenzetti-Italferr. Poi il discorso è virato su un altro tema spinoso, la questione delle terre di scavo. “Per quanto riguarda il merito dei nostri pareri espressi sui materiali di scavo derivanti dal cantiere TAV a Firenze, i miei approfondimenti mi portano ad affermare con assoluta certezza la coerenza del giudizio di VIA espresso sia ad aprile 2012, quando l’ufficio era guidato dall’architetto Zita, sia ad ottobre quando l’ufficio era diretto dalla dottoressa Garvin. Nessun cambiamento di valutazione nella sostanza, nessun arretramento nelle posizioni già espresse: le uniche terre che si possono conferire a Cavriglia per la realizzazione delle colline nell’area Enel sono quelle che abbiano avuto una sistematica verifica di rispondenza alle caratteristiche previste per i terreni a destinazione residenziale, verde pubblico. E questo è stato riconfermato anche dopo che è intervenuto il Decreto Ministeriale 161 dell’agosto 2012, che ha mutato la natura giuridica dei materiali da rifiuti a sottoprodotti”.

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Sia che i materiali fossero da considerare rifiuti o sottoprodotti, ha proseguito il presidente, gli uffici regionali “hanno sempre tenuto ben fermo il principio che il materiale fosse soggetto ad un trattamento che avrebbe in ogni caso prodotto un identico materiale, compatibile con il massimo del rigore ambientale e con la destinazione dell’area in cui trasportarlo”. In pratica in tutti gli atti della Regione il collocamento dei materiali per le colline di Cavriglia si sarebbe potuto fare solo nel rispetto dei parametri della cosiddetta colonna A.

ENEL – “Solo in questi giorni abbiamo ricevuto il piano di utilizzo che Enel ha presentato e il Ministero ha approvato - ha annunciato il presidente - Da una consultazione che ho avuto con i tecnici sono emersi alcuni punti che non recepiscono in modo esauriente il nostro parere. Manca una esplicita fissazione – che invece la dottoressa Garvin aveva richiesto con lettera la Ministero Ambiente – dei limiti di concentrazione tensioattivi e dei glicoli. Questa fissazione dei parametri è ovviamente fondamentale per rendere efficaci e spediti i controlli sui materiali trattati da parte di Arpat. Inoltre il piano di utilizzo non chiarisce in maniera univoca – come noi invece chiediamo nelle prescrizioni regionali – che solo il materiale trattato compatibile con la tabella A possa essere collocata nelle colline. Faremo presenti questi punti per noi irrinunciabili e già sanciti nei nostri atti. In ogni caso sia chiaro: se l’opera partisse il nostro comportamento sarà coerente con il rispetto di questi punti”.

ZITA – Nel corso della comunicazione poi il presidente Rossi ha ribadito le ragioni già espresse dell’avvicendamento dell'architetto Fabio Zita, deciso in piena autonomia dal Direttore generale della presidenza Antonio Barretta a cui il presidente ha ribadito completa fiducia. “Quello che è certo – ha concluso il presidente – è che l'obiettivo perseguito dal DG Barretta e dalle strutture regionali, ARPAT compresa, è sempre stato quello di identificare la migliore soluzione ambientale applicando la normativa senza fare sconti a nessuno e nell'assoluto interesse pubblico. Non si spiegherebbe altrimenti che anche le delibere di Giunta n.901 e n.902 del 15 ottobre 2012 (quando non c’era già più l’architetto Zita) siano state impugnate da Italferr con richiesta di risarcimento per 200 milioni di euro alla Regione Toscana”.

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