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Cronaca

Inchiesta Menarini: si indaga sui rapporti con le multinazionali estere

Dagli atti dell'inchiesta sulla più grande azienda farmaceutica d'Italia emerge che la principale ipotesi d'accusa riguarda la sovraffaturazione dei costi dei principi attivi tramite società off-shore fittizie

Va avanti l'inchiesta fiorentina sulla casa farmaceutica più grande d'Italia, la Menarini. Dopo il sequestro di circa 1,2 miliardi di euro, dagli atti emerge la principale ipotesi di accusa: prezzi dei farmaci gonfiati con “condotte fraudolente” permesse dai rapporti con le multinazionali del settore, tra cui alcune citate nei documenti.

Secondo l'accusa, il patron di Menarini, Alberto Aleotti, avrebbe realizzato una struttura commerciale con letterbox companies, in pratica società fittizie talvolta costituite solo da un fax e un indirizzo mail, in paesi off shore, che avrebbero permesso la sovrafatturazione dei costi dei principi attivi, comprandoli dalle multinazionali e rivendendoli alla Menarini. Questo avrebbe prodotto un aumento fittizio del costo dei farmaci che, a cascata, si sarebbe rispecchiato sui prezzi dei farmaci prodotti anche dalle multinazionali usando gli stessi principi attivi.
 

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