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Cronaca

Inchiesta Consip, bufera sul 'Giglio Magico': “Pressioni dal padre di Renzi”

Tiziano Renzi oggi interrogato dai magistrati. Marroni sul maxi appalto da 2,4 miliardi: "Lotti mi disse che ero intercettato"

E' sempre più bufera intorno al 'Giglio magico' renziano, il 'Giglio Nero', come l'ha ribattezzato L'Espresso, che domenica uscirà con uno speciale sull'inchiesta Consip, che sta investendo i vertici del Pd renziano. A cominciare dal fedelissimo Luca Lotti, l'enfant prodige di Empoli, ministro dello sport indagato per rivelazione del segreto di ufficio e favoreggiamento.

L'inchiesta Consip (la centrale unica degli acquisti delle pubbliche amministrazioni) ruota attorno ad un mega appalto da 2,4 miliardi di euro. Per attività di indagine i carabinieri piazzarono microspie negli uffici dell'amministratore delegato di Consip Luigi Marroni. Marroni, renzianissimo da sempre, ex direttore dell'Asl di Firenze ai tempi di Renzi sindaco, è stato piazzato da Renzi (divenuto capo del governo) sull'importante poltrona di ad di Consip nel giugno 2015.

Tempo dopo, come detto, sono partite le indagini sul mega appalto e i suoi uffici sono stati riempiti di cimici. Marroni ha saputo delle indagini e ha quindi fatto 'bonificare' gli ambienti. Ma chi gli ha detto che c'erano microspie e che il suo telefono era intercettato? “Ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni (tuttora presidente Publiacqua, ndr), dal generale (dei carabinieri, ndr) Emanuele Saltalamacchia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato”, ha detto Marroni ai pm di Napoli, in questo virgolettato riportato oggi sul Fatto Quotidiano.

I diretti interessati smentiscono le ricostruzioni, dicendosi estranei alle accuse, a partire da Lotti. Perché, si chiedono i giornalisti del Fatto, se la ritiene una calunnia, allora Lotti non denuncia Marroni? Una bella domanda. Da notare che al momento Marroni è sentito come testimone (per le norme italiane ha il dovere di dire la verità, in caso contrario può andare incontro a reati), mentre Lotti è indagato (gli indagati non hanno invece l'obbligo di dire la verità).

Nella vicenda, molto complessa e che qui riduciamo all'essenziale, Marroni ha tirato in ballo anche Tiziano Renzi, padre di Matteo e indagato per traffico di influenze illecite. Marroni ha riferito che Tiziano Renzi (che si dice estraneo alle accuse) avrebbe fatto pressioni su di lui per far vincere una parte dell'appalto a determinate aziende, che gli sarebbero state indicate da Carlo Russo, ex imprenditore farmaceutico originario di Scandicci (e in rapporti con il collega napoletano Alfredo Romeo, arrestato due giorni fa per corruzione).

“Carlo Russo mi ha fatto un vero e proprio ricatto. Mi chiedeva di favorire società che stavano a cuore a Denis Verdini (condannato ieri a 9 anni di reclusione per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino, ndr). Di intervenire sulle commissioni di gara. Mi diceva che Denis e Tiziano Renzi erano arbitri del mio destino professionale. Il papà di Matteo? L'ho incontrato a tu per tu a Santo Spirito a Firenze. Mi ha chiesto di 'accontentare' le richieste di Russo”. Queste dichiarazioni, riportate oggi da Repubblica, le ha fatte Marroni il dicembre scorso ai pm di Napoli Henry John Woodcock e Celeste Carrano. Oggi Tiziano Renzi sarà sentito dai magistrati di Roma. Nel Partito democratico, soprattutto tra gli uomini più vicini a Renzi, la speranza è che la vicenda si sgonfi.

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