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Cronaca

Ma che se’ grullo?! Storia di un’espressione fiorentina

Uno degli epiteti più coloriti del dialetto toscano, una delle molteplici offese, sempre bonarie, a cui i fiorentini ricorrono spesso e volentieri. La parola “grullo” è di origine incerta, forse riconducile allo spagnolo «grulha», indicante le oche o le gru e dunque una persona semplice e poco accorta, oppure dal tedesco «grullan», che significa proprio deridere, beffare.

Nella Firenze rinascimentale la parola «grullo» era associata alla nobile famiglia Dal Borgo, proprietari dell’omonimo palazzo che si trova ancora oggi in via della Scala. I Dal Borgo, così chiamati poiché originari di Borgo San Lorenzo, in città erano meglio noti come “i Grulli”. Questo legame è dovuto ad una famosa ricorrenza della tradizione popolare di Firenze, lo scoppio del Carro. 

Nello specifico la famiglia Dal Borgo aveva il compito di  organizzare il traino del Carro, il famoso “Brindellone”,  fornendo due contadini e due buoi –rigorosamente di razza chianina- che lo trasportassero fino a piazza Duomo. I contadini e i buoi venivano percepiti come fuori luogo dai fiorentini che assistevano al corteo: un dettaglio zotico e bifolco che poco si addiceva al contesto elegante e raffinato della sfilata, tanto che venivano spesso appellati come «grulli», termine usato per indicare le persone incaricate di accudire gli animali. Oggetto di scherno e crudelmente derisi da tutta la nobiltà presente, i “grulli” divennero una vera e propria attrattiva della sfilata, suscitando l’ilarità e il riso dei nobili presenti. E da allora la parola grullo indica una persona sempliciotta, mal vestita e ingenua. 

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