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Cronaca

Raccordo Prato-Lastra a Signa, la procura: "Gravi indizi di colpevolezza"

Il quadro accusatorio non parrebbe limitarsi solo a Conti e Gamberale, ma potrebbe allargarsi alle "parti private". Si parla di condotte fraudolente ai danni della Regione Toscana

“Non mi riconosco in quella voce, quello non sono io”, così ieri aveva fatto sapere tramite il proprio legale Riccardo Conti, a proposito dell’inchiesta sullo scandalo Sea. Si parla dell’aeroporto di Milano e della scelta del Comune di vendere il 29,75% del proprio pacchetto azionario. Al centro della scena Vito Gamberale, numero uno del fondo F2I, la società che si è aggiudicata l’asta messa in piedi da Palazzo Marino. Un’operazione su cui la Procura di Milano ha messo gli occhi, tanto da far parlare il pm titolare dell’inchiesta, Edmondo Bruti Liberati, di turbativa d’asta. A fianco di Gamberale, ci sarebbe un altro uomo. O meglio una voce, registrata durante le intercettazioni ambientali disposte dalla procura, che potrebbe aver fiancheggiato e spianato la strada all’operazione finanziaria messa in cassaforte dal top manager, ex Amministratore delegato di Autostrade. Quella voce non è quella di Riccardo Conti. Se il primo a smentire i sospetti è stato proprio il diretto interessato, ieri la conferma è arrivata dalla procura.

Così l’ex assessore ai trasporti della Regione Toscana di colpo esce di scena dalle vicende milanesi. Ma non da quelle nostrane: il castello accusatorio sul ‘raccordo fantasma’, la bretella autostradale Prato-Lastra a Signa, rimane saldamente in piedi, anzi l’effetto ed il terremoto semmai si sta amplificando. Secondo la procura di Firenze, infatti, ci sarebbero gravi indizi di colpevolezza per Conti e Gamberale. Si parla di corruzione, scambio di favori, e la sensazione, trasmessa dai magistrati, che l’inchiesta si potrebbe allargare a “parti private”, cioè a società coinvolte nel progetto. Un’opera strategica fondamentale per la mobilità dell’area vasta fiorentina, che avrebbe dovuto prendere le mosse già nel 2006, ma che poi è sempre rimasta ferma al palo. Anni di immobilità ma anche di finanziamenti a pioggia e di pretese sempre crescenti. All’epoca i costi lievitarono fino a quando l’asticella non raggiunse i 385 milioni di euro, somma che costrinse la Regione ad abbandonare l’impresa revocando la concessione dell’opera, ovvero il project financing.

Sono stati gli stessi pm Luca Turco e Giuseppina Mione a sottolineare la possibile estensione a macchia d’olio delle indagini. “Sono emersi – hanno affermato i pm – gravi indizi dell’esistenza di un rapporto di natura corruttiva che ha coinvolto gli indagati Riccardo Conti e Vito Gamberale, ancorché tale rapporto sia stato seguito da dolose condotte fraudolente delle parti private in danno dell’ente pubblico”. Le stesse condotte che tra il 2006 ed il 2010, secondo l’impianto accusatorio, avrebbero danneggiato la cosa pubblica, in questo caso la Regione Toscana. Un’ipotesi di reato che non riguarderebbe solo “l’utilizzo del contributo di circa 28,9 milioni di euro erogato” dalla Regione alla Società di infrastrutture toscana (Sit), -denari che per altro anche se il raccordo di fatto non esiste non sono mai stati restituiti – ma anche i “costi dell’opera” lievitati oltremodo. Quindi, in pratica, la procura sta spulciando carte e documenti su due fronti accusatori diversi: agende, pc, rubriche, annotazioni, corrispondenza, appunti, ovvero tutto il materiale sequestrato la scorsa settimana dalla Guardia di Finanza a Conti e Gamberale.

La pista battuta dagli inquirenti è in queste carte si possa celare la chiave per un nuova pagina che faccia luce sull’intera vicenda, una crepa forse molto più profonda rispetto alla prima accusa (scambio di favori) per cui “Società Autostrade spa (maggior azionista di Sit spa, ndr) ha conseguito – dicono ancora i pm Turco e Mione – l’aggiudicazione del project financing sulla scorta di un accordo precedentemente intercorso tra gli indagati Gamberale e Conti, in conseguenza del quale Riccardo Conti, alla fine del proprio mandato elettorale, è stato chiamato a ricoprire la carica di consigliere di amministrazione della F2I Fondi italiani per le Infrastrutture di cui è amministratore delegato Vito Gamberale”.
 

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