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Cronaca

G7 della cultura, la Chimera di Arezzo in Palazzo Vecchio / FOTO

Esposta eccezionalmente in Sala Leone X assieme ad un busto di Cosimo I

In concomitanza con il primo G7 della Cultura, che si svolgerà a Firenze il 30 e il 31 marzo prossimi, la Chimera di Arezzo sarà esposta eccezionalmente in Palazzo Vecchio, in Sala Leone X, dove la volle esibire Cosimo I de’ Medici dopo il suo ritrovamento alla metà del Cinquecento.

Insieme al bronzo del V-IV secolo a.C., usualmente custodito al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, troverà posto nella sala di Leone X anche una lettera inviata a Baccio Bandinelli negli anni Cinquanta del XVI secolo da Lorenzo de’ Medici, documento di eccezionale significato conservato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze dove si trova tratteggiata velocemente a inchiostro la sagoma della Chimera (priva della coda come al suo rinvenimento). Terzo elemento in esposizione sarà un busto in bronzo raffigurante Cosimo I, opera dello stesso Bandinelli, in prestito dalle Gallerie degli Uffizi.

L’ultima apparizione della Chimera in Palazzo Vecchio risale all’epoca delle grandi celebrazioni medicee del 1980; sarà quindi data l’occasione a un nuovo pubblico di fiorentini e non, da oggi fino al prossimo 27 aprile, di rivedere lo splendido manufatto d’arte etrusca nel contesto originario della Sala di Leone X, dove venne collocato in seguito al suo fortuito ritrovamento nel Cinquecento.

La Chimera fu rinvenuta ad Arezzo il 15 novembre 1553, “dieci braccia sottoterra“ in prossimità del baluardo che si stava costruendo presso la porta di San Lorentino.

Giunta immediatamente nel palazzo ducale fiorentino insieme agli altri reperti, l’impressionante scultura etrusca (parte di un donario assai prestigioso che comprendeva anche la figura di Bellerofonte a cavallo) venne collocata su suggerimento di Giorgio Vasari nella magniloquente cornice della Sala Leone X, a simboleggiare le forze negative – gli eventi più disastrosi e contrapposti, i malvagi nemici – dominate da Cosimo nella costruzione di un nuovo e ideale regno di Etruria: come non mancò di sottolineare lo stesso Vasari, “ha voluto il fato che la si sia trovata nel tempo del Duca Cosimo il quale è oggi domatore di tutte le chimere”.

Fin dal Cinquecento la Chimera è stata oggetto di studio erudito. Le fonti confermano che Benvenuto Cellini si sarebbe dovuto occupare di restaurare la statua, ricostruendo la coda di cui l’animale era privo. Tale integrazione verrà eseguita però solo nel 1784 dallo scultore Francesco Carradori su indicazione di Luigi Lanzi, quando ormai la fiera – dal 1712, dopo quasi due secoli di permanenza nel Palazzo di piazza, dove non aveva mancato di stupire viaggiatori e ospiti di ogni provenienza – si trovava agli Uffizi.

Dal XIX secolo, il bronzo è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Le prime notizie della bestia terrificante si hanno nell’Iliade, dove Omero la descrive composta di tre nature: di leone, capra e serpente.

Ai possessori del biglietto d’ingresso al Museo Archeologico sarà consentito l’accesso al Museo di Palazzo Vecchio col biglietto ridotto per tutta la durata dell’esposizione della Chimera. Il progetto, promosso dal Comune di Firenze, è stato reso possibile grazie alla collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Firenze e ai prestiti delle Gallerie degli Uffizi e della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

FOTO - G7 della Cultura, in Palazzo Vecchio la Chimera di Arezzo

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