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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Novoli / via pandette 32

Università, Alacevich rassicura: Scienze Politiche resterà viva e salda

Dopo le perplessità di Valdo Spini sul futuro della facoltà abbiamo incontrato la preside della Cesare Alfiere di Firenze che rassicura sulla sopravvivenza di una delle più importanti istituzioni accademiche e cittadine

home_imgL’Ateneo fiorentino in questi giorni è alle prese con la difficile discussione che ne muterà profondamente il volto. Il riordino didattico e amministrativo, previsto dalla riforma del sistema universitario del ministro Gelmini, sta già premendo alle porte, e da qui alle prossime settimane gli studenti conosceranno lo loro nuova “casa”. Il rettore Tesi, durante la seduta congiunta tre il Senato accademico ed il Consiglio di amministrazione universitario di mercoledì scorso, ha presentato il proprio piano su cui si è aperto un confronto con tutte le parti, dai presidi di facoltà, ai ricercatori, ai studenti.

Uno dei nodi che il dibattito in corso dovrà sciogliere riguarda il nuovo assetto e l’organizzazione della didattica: la riforma infatti liquida e mette in pensione le facoltà così come le conosciamo sostituendole con i dipartimenti, che assumeranno il ruolo centrale dell’insegnamento. In queste giornate convulse per l’accademia, molti, tra questi il consigliere Valdo Spini, hanno fatto sentire tutta la loro perplessità su questo modello, che rischia di cancellare tutte quelle facoltà strutturate su più piani di ricerca, i così detti istituti multidisciplinari. Una tra queste, una vera e propria istituzione cittadina, è la Cesare Alfieri (Scienze Politiche). Su questi temi ne abbiamo discusso con l’attuale preside, Franca Alacevich.

Il rettore Tesi ha intavolato la discussione ed ha proposto il proprio piano: quali sono i rischi veri cui sta andando incontro un’istituzione dell’Università fiorentina come la Cesare Alfieri? I dipartimenti riusciranno a sostituire quelle facoltà che fondano principi di ricerca e didattica su una forte esperienza interdisciplinare?
Non credo che vi siano particolari rischi. Anzitutto l’Ateneo ha scelto di istituire le “strutture didattiche di raccordo” previste dalla legge, e ritengo che la Cesare Alfieri potrà senz’altro essere una di queste. Inoltre, il piano del rettore prevede già che a fronte di consolidati progetti di formazione universitaria collegati alla ricerca sia possibile in via sperimentale – ma anche poi in via definitiva – che alcuni settori disciplinari siano frammentati in due dipartimenti. Se la costruzione dei nuovi dipartimenti avverrà in modo ragionato e le strutture didattiche di raccordo saranno istituzioni in grado di collaborare con i dipartimenti la nostra antica e solida tradizione resterà viva e salda.
 
Il pino Tesi prevede l’innalzamento della quota numerica necessaria alla creazione del dipartimento: da quaranta professori, previsti per legge, a cinquanta. Solo undici dipartimenti ottemperano a questo vincolo numerico; riordino necessario o si corre il rischio di perdere parte della specificità didattica ed accademica?
I nuovi dipartimenti sono da costruire e da costruire stabilmente, in modo che pensionamenti o mobilità dei docenti non li condannino a dover essere costantemente rivisti. Per questo la soglia di ateneo sarà di 50 e non sul limite di legge. E’ una scelta del tutto condivisa. Come avverrà la costituzione dei nuovi dipartimenti è oggetto di lavoro in queste settimane e in questi mesi ma, per quanto detto sopra, non rappresenta un problema irrisolvibile anche sul piano della salvaguardia del lavoro didattico e di ricerca interdisciplinare.
La convince la proposta del rettore sull’istituzione delle “scuole”, strutture di raccordo tra più dipartimenti, che in sostanza dovrebbero garantire facoltà multidisciplinari, come è il caso di Scienze Politiche, a restare in vita?
Sono assolutamente d’accordo con la proposta di istituire le strutture didattiche di raccordo, anzi lo ritengo indispensabile in un ateneo di grandi dimensioni come il nostro e soprattutto se perseguiamo la strada – ragionevole – di accorpamenti dei singoli settori disciplinari in un solo dipartimento (al massimo due, per settori di una certa dimensione). Scelta che ci offrirà l’opportunità di utilizzare nel modo più efficiente ed efficace possibile le risorse docenti, che sono ahimè in drastica diminuzione.

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