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Cronaca

Ritorno al Forteto, 30 anni dopo: "Quelli della Setta ci sfidano ancora"

Fu abusato e scappò dalla struttura: le emozioni della visita alla cooperativa raccontate da Sergio Pietracito

Vivere all'interno di una cooperativa agricola come in un incubo, in galera. Subire abusi e scappare. Poi tornare nello stesso luogo dopo 30 anni, quando tutti associano i gravissimi fatti, accertati dalla Magistratura, a quel nome: Il Forteto. E' un tassello di storia quello accaduto lunedì, l'ultimo di una vicenda incredibile. Le vittime sono davvero tornate nella cooperativa degli abusi, oggi commissariata dal governo.

L'invito è arrivato direttamente dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e dal neo commissario Jacopo Marzetti. Emozione. Tanta emozione, ma anche la voglia di vederci chiaro fino in fondo. Perché la battaglia è tutt'altro che vinta, come ci racconta colui che ha fatto da paravento nella battaglia per la verità: il Presidente dell'Associazione vittime del Forteto Sergio Pietracito. 

Sergio, che sensazioni ha provato?

E' stata un'emozione, ripenso al fatto che fino a pochi mesi fa tutto questo sembrava impossibile. Voglio ringraziare il governo che ha commissariato, ma soprattutto la mia famiglia che in tutti questi anni di sofferenze e denunce mi ha sopportato.

Cosa ha pensato quando è rientrato al Forteto?

Quel luogo mi ha richiamato la schiavitù. Durante la visita ci siamo spostati a piedi dal caseificio allo "stallone": è un centro zootecnico che ho realizzato io a 20 anni. Dalla mattina alla sera avanti e indietro con un bulldozer a portare la terra. Era il 1982, il primo anno in cui eravamo a Bovecchio, spostati da Riconi. Stavo male, ero già consapevole di essere in prigione. Quella cabina del bulldozer era la mia libertà: il lavoro agricolo mi teneva lontano dai luoghi in cui eravamo costretti a subire

E' stata la prima volta che tornava al Forteto?

In realtà no. Vi svelerò che nel 2011, con le indagini in corso, andai alla bottega in incognito perché non mi volevo perdere l'ultima "perla" di Fiesoli. Era "Fili e Nodi", il libro-delirio che elogia il metodo Forteto. Quando arrivai a pagare le persone alla cassa non mi riconobbero. Ne presi due copie: "Li pago - gli dissi - uno ve lo lascio e torno a riprenderlo perché mi piacerebbe avere la dedica dell'autore". Qualcuno dall'interno riconobbe la mia voce e uscì sorpreso. Quella dedica era una provocazione, ma non me la fecero mai.

E oggi quelle stesse facce le ha ritrovate?

Purtroppo ancora in tanti sono lì. Durante la nostra visita abbiamo notato diversi membri della Setta passare spavaldi, con aria di sfida. I loschi figuri ci sono ancora e ci hanno lanciato occhiatacce. Un uomo che conosciamo bene si aggirava con la macchina: ci ha squadrato. Una brutta sensazione che ci dice che ancora c'è molto da fare, ma il fatto che tutti questi personaggi avessero l'aria cupa significa che il commissario è sulla strada giusta.

Lo spettro di Fiesoli c'è ancora, insomma?

Ci hanno fatto girare l'azienda, che è solo una piccola parte: conoscevo ogni metro quadrato di quei 570 ettari. Di Fiesoli mi è tornato in mente quando arrivava con un carico di mele dal Trentino, che venivano vendute senza specificare la provenienza.

Come giudica il lavoro del commissario?

Sta operando bene, gli ultimi cambiamenti e la separazione fra cooperativa e associazione sono molto positivi. Dobbiamo dargli fiducia, ha un lavoro lungo di fronte e ha bisogno di sostegno. Ci auguriamo davvero che riesca a risarcire le vittime cercando la giustizia: è giusto che ci sia un minimo di ristoro per tutti.

E' stato un gesto significativo che lo Stato vi abbia invitato al Forteto, chiedendo scusa.

Sicuramente. Ed è un'ottima premessa per il lavoro che dovrà svolgere la commissione d'inchiesta parlamentare. Chissà che non si riesca anche a fare una legge per sostenere i familiari, come si è fatta quella per i familiari vittime delle stragi.

E sul fronte giudiziario cosa c'è da aspettarsi?

Intanto Fiesoli è ancora in libertà e non si conosce la data dell'udienza in Cassazione, per quella che speriamo sarà la pagina definitiva. Lui è solo la punta dell'iceberg, certo, ma era il capo e di fatto è ancora fuori: sembra una barzelletta. E poi mi auguro che la procura, come preannunciato, proceda per falsa testimonianza nei confronti di tutti coloro che hanno tentato di coprire il sistema Forteto.

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