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Forteto, le vittime parlano dopo la sentenza: “Soddisfatti a metà, c’è ancora molto da fare”

Sergio Pietracito e Marika Corso raccontano le loro reazioni dopo la condanna del "profeta"

Sergio Pietracito è stato il primo grande accusatore del sistema Forteto all'apertura del dibattimento del maxi-processo. A 18 anni entrò nella comunità credendo di vivere un’esperienza unica. Pochi anni dopo, comprendendo le dinamiche che caratterizzavano il Forteto - una forte misoginia, i terribili chiarimenti davanti alla comunità, gli affidamenti continui di minori disabili (i cosiddetti ‘catorci’ secondo Rodolfo Fiesoli) e le molestie sui minori - si allontanò.  A metà anni Novanta Sergio fuggì in Olanda per farsi una nuova vita, per poi tornare nel Mugello dove gestisce con la moglie un’azienda agricola.

Per lui, presidente dell’Associazione delle vittime del Forteto, la sentenza di ieri è una vittoria al 50 per cento. “Non è finita per noi, cioè Rodolfo ne ha inventate di tutti i colori per non finire in carcere. Fiesoli è stato condannato a 14 anni e 10 mesi e per Daniela Tardani la condanna è di 6 anni e 4 messi, adesso andranno in carcere. Per Luigi Goffredi, braccio destro di Fiesoli, tutto è però caduto in prescrizione. Goffredi vive nella casa del Forteto e si muove liberamente in Mugello. Nella casa di Riconi ci sono ancora una trentina di persone che rispondono alla filosofia di Fiesoli”.

Pietracito continua parlando della realtà economica del Forteto: “Spero che subentri una nuova società o un’altra cooperativa per salvare l’azienda agricola, i produttori di latte e i lavoratori esterni (estranei alla setta) visto che il brand del "Forteto" ormai è associato a fatti di cronaca bisognerebbe cambiarlo". "Intanto il Commissario sta lavorando bene sebbene abbia chiesto più volte di essere aiutato dalle istituzioni. Da Rossi in giù dovrebbero dargli una mano”.

Altra storia è quella di Marika Corso, affidata a Luigi Goffredi in tenera età, perché la famiglia non poteva tenerla.  Lei non è entrata al Forteto di sua iniziativa, a differenza di Pietracito. Adesso ha fondato il Comitato ‘Bambini del Forteto abbandonati dallo Stato’ e si dice soddisfatta della sentenza di ieri. “La mia soddisfazione riguarda soprattutto Daniela Tardani, la donna ha abusato sessualmente di me più volte da quando avevo 15 anni; sono stata anche maltrattata per 8-10 anni da lei”.  “Ero affidata a Goffredi - continua Corso -, oggi lui è libero per prescrizione per questo mi sento tradita dallo Stato. Lo vedo spesso e sinceramente mi da noia. La cosa più difficile per andare avanti sono i problemi psicologici dovuti agli anni che siamo rimasti rinchiusi nella setta”, conclude Marika.

La commissione bicamerale sul Forteto

Pietracito e Corso concordano col far ripartire la bicamerale sul Forteto, per ora sembra che ci sia il problema di trovare il presidente della commissione. “La bicamerale serve per vedere se ci sono altri delinquenti che hanno agito al di fuori del Forteto per 42 anni - spiega Pietracito -. Sono tantissime le vittime non rientrate nei processo, spero che la bicamerale faccia una legge per tutelarle”.

Per Marika la bicamerale potrebbe far luce nella vicenda su possibili coinvolgimenti “a livello di politici e assistenti sociali". "Il problema principale è che non c’è stato un controllo serio dopo la prima sentenza (quella degli anni Ottanta, ndr). I giudici venivano a pranzo o a cena alla villa di Riconi, fatto assolutamente fuori luogo. Penso che con la bicamerale possano venire fuori dei nomi”.

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