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Cronaca

Forteto, il pm del processo: "Ho pianto per le vittime, per 30 anni in Toscana leggi sospese"

Il magistrato in Commissione d'inchiesta a ruota libera sulle responsabilità: "Cose che nemmeno in Calabria. Mi sono sentita sola"

"Ho pianto nella mia stanza quando leggevo gli atti dei bambini mandati al Forteto", "in Toscana per 30 anni si è assistito alla sospensione di tutte regole e leggi in materia" di affidamento minori.

Sono le parole rese alla Commissione d'inchiesta parlamentare sul Forteto dal sostituto procuratore di Firenze Ornella Galeotti, pubblico ministero che ha indagato sul caso e rappresentato l'accusa nel processo di primo grado che ha avuto il suo epilogo con l'esemplare sentenza di condanna per 16 persone nel 2015.

Dichiarazioni forti di chi ha raccontato in maniera toccante la vicenda degli affidamenti e le sue conseguenze, gli ostacoli incontrati sul percorso, le reticenze, i silenzi. Pronunciate senza peli sulla lingua in diretta web.

Galeotti, interrogata dai parlamentari della commissione, ha parlato a lungo di tutte le difficoltà incontrate anche nel corso del processo, seguito all'apertura delle indagini del 2011 con l'arresto di Rodolfo Fiesoli. "Il processo andò avanti con turbative molto importanti. - ha rivelato - Molti reati erano prescritti già al momento in cui abbiamo iniziato a indagare e dunque non abbiamo potuto procedere". 

Ci fu la ricusazione del giudice Bouchard: "Mi sono sentita molto sola - ha sottolineato - molti colleghi con cui avevo relazioni cordiali mi hanno tolto il saluto, ho visto cose accadere in questo processo che non ho visto quando lavoravo in Calabria".

Per fortuna che "ho avuto l'appoggio dalla sua nomina del 2014 del capo del mio ufficio (Creazzo ndr), che ha dato dei segni di presenza nel processo". "Ci sono stati dei colleghi, pochi, che mi hanno sostenuto sul piano personale. Alcuni mi hanno detto che era tutta una sciocchezza perché gli accusatori erano dei calunniatori che avrebbero gettato la maschera", ha proseguito. 

Secondo Galeotti, l'accoglienza dei minori nella cooperativa aveva "natura economica".  Il Forteto aveva interesse a ricevere minori per la sopravvivenza stessa, aveva bisogno di forza lavoro". Così, "il Forteto ha goduto di una manovalanza gratuita, nessuno ha mai riscosso lo stipendio".

Una deposizione dettagliata su un sistema complesso (sia il Forteto che il contesto in cui ha proliferato, sia politico ma soprattutto giudiziario) che ha reso l'azione particolarmente dura e provante.

"Mi sono pentita dell'impugnazione che abbiamo fatto in appello per il reato di violenza sessuale di gruppo", ha rivelato il magistrato. Un fatto che, a causa dei meccanismi della giustizia, "ha determinato una serie di impicci in cui molti reati si sono prescritti", ha aggiunto.

Fatti sui quali adesso la commissione parlamentare ha la possibilità, anzi il dovere, di indagare. 

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