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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Alluvione a Firenze del ’66 ma la città è ancora a rischio

Giampiero Maracchi spiega come le alluvioni si verifichino a distanza di un secolo. Il capo dipartimento della Protezione Civile “Il pericolo per l'Arno c'è ancora"

Oggi è la giornata del ricordo di quel 4 novembre 1966 quando l’Arno esondò portandosi via cose e persone. E a 45 anni di distanza si continua a parlare d’alluvione per la tragedia ora spostatasi  in Lunigiana.   
Ma Firenze è definitivamente al sicuro? In sostanza No. Giampiero Maracchi, direttore dell'istituto di biometeorologia del Cnr, racconta che questo tipo di fenomeni si ripete ogni secolo e che per prevenire quel tipo di sciagura, 200 mm di pioggia in modo omogeneo su tutta la parte a nord di Firenze, c’è un solo modo: le casse di espansione. “Se non si fanno, non si salva". Sulla necessità delle casse di espansione, segnalata anche dal sindaco Renzi che ha criticato l'eccessiva burocrazia per realizzarle, il climatologo ha detto che "Renzi ha ragione: è anche vero però che qui ognuno accusa quell'altro, e non si sa mai chi sia il responsabile".
Ancor più diretto il capo dipartimento della Protezione Civile Franco Gabrielli, oggi ospitato all’Università di Firenze “Il pericolo per l'Arno c'è ancora". "Già il fatto che oggi la tecnologia - ha spiegato Gabrielli - consenta stati di preallerta al di sopra delle 12 ore invece che di 6, consente di mettere in piedi meccanismi di protezione per la salvaguardia delle vite e anche di beni storici importanti e significativi. Però, se a distanza di 45 anni il problema a monte con le casse di espansione non è stato ancora risolto, sicuramente non è un problema della Protezione Civile".

RISCHIO IDROGEOLOGICO - Il convegno è stato organizzato a 25 anni dalla pubblicazione del primo piano di Protezione Civile di Firenze, il primo predisposto in Italia in riferimento al rischio alluvionale. "Le aree recentemente alluvionate in Liguria e in Lunigiana impongono una riflessione profonda, una svolta nel modo di affrontare il rischio alluvionale", ha detto Giorgio Valentino Federici, ordinario di Costruzioni idrauliche dell'Università di Firenze, e organizzatore del convegno a cui ha partecipato anche il prefetto Paolo Padoin, che da viceprefetto nel 1986 coordinò la stesura del piano. Secondo Federici oggi si impone "un diverso atteggiamento dei cittadini, delle imprese, della società rispetto al rischio idrogeologico. Le resistenze ad accettare vincoli di uso del territorio, l'insistenza a voler costruire malgrado tutto in aree a rischio, le pressioni sui Comuni e sulla politica, hanno prodotto le devastazioni e le condizioni di fragilità evidenti ormai a tutti, e che si rivelano drammaticamente ad ogni evento. Inevitabile un nuovo percorso: la politica deve indirizzare il processo e cambiare priorità e modalità di interventi".
 

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