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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Festa del 1 maggio: quando Firenze scioperò (e vinse)

Era il gennaio del 1959 quando gli operai occuparono la Galileo dopo il licenziamento di 480 dipendenti. In occasione della ricorrenza del 1 maggio, ricordiamo il giorno in cui migliaia di persone scesero per le strade di Firenze per difendere il lavoro

Anche Giorgio La Pira, allora già due volte sindaco di Firenze e tra gli esponenti di spicco della Democrazia Cristiana, si era schierato dalla parte dei lavoratori delle Officine Galileo. Gravata da una forte crisi di gestione, la fabbrica fiorentina di strumenti ottici annunciava licenziamenti in massa: 980 in tutto su 2.350 dipendenti.

Di fronte a questa possibilità, tra il 9 e il 10 gennaio 1959 gli operai occuparono la fabbrica, ricevendo solidarietà da tutta Firenze: forti e chiari sono ancora oggi gli scatti fotografici che ritraggono alcuni cittadini mentre passano delle pagnotte di pane agli occupanti attraverso i cancelli dello stabilimento.

Dopo giorni di occupazione, il 26 gennaio la polizia sgombra le Officine, invadendo lo stabilimento con lacrimogeni e arrestando alcuni degli operai presenti. L'indomani la CGIL proclamò lo sciopero generale, e Firenze venne coinvolta in uno dei più lunghi e violenti scontri di piazza dal secondo dopoguerra a oggi.

Gli scontri cominciarono verso mezzogiorno, quando dalle periferie giunsero nel centro storico migliaia di operai: in testa al corteo i dipendenti della Galileo, ai quali si aggiunsero anche molti giovani dei quartieri popolari. I fiorentini risposero alle cariche della celere con armi di fortuna, riparandosi come potevano dal getto violento degli idranti, mentre i negozianti abbassavano i bandoni e gli studenti si univano alla protesta.  

La lotta si protrasse fino a sera, provocando feriti in entrambi gli schieramenti e molti arresti. Perfino il cardinale Elia Della Costa, ormai infermo a letto, tentò di sedare gli scontri attraverso il suo vicario. E insieme agli operai, anche il sacerdote Don Borghi venne denunciato per istigazione a delinquere, per via di una lettera di solidarietà inviata agli scioperanti, poi assolto insieme agli altri imputati nel processo del 1961. 

Nei giorni successivi a Roma venne stilato un accordo che ridusse i licenziamenti, offrendo un nuovo piano industriale e la riassunzione di 550 lavoratori. Firenze, unita, coesa e solidale, aveva vinto. 

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