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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Fallimento Ccf, accusa più pesante per Verdini: “Bancarotta fraudolenta”

Cambia l'accusa per l'onorevole: da appropriazione indebita a bancarotta fraudolenta. Questo dopo che il tribunale ha dichiarato il novembre scorso lo stato di insolvenza dell'ex Ccf

Dopo che il mese scorso il tribunale di Firenze ha dichiarato lo stato di insolvenza dell’ex Credito Cooperativo Fiorentino, con relativo commissariamento e cessione a ChiantiBanca, è cambiata l’accusa nei confronti dell’ex presidente Denis Verdini. Si passa da appropriazione indebita a bancarotta fraudolenta. Oltre all’onorevole azzurro il cambio di accusa vale per altre 42 persone, tra cui sen. Marcello Dell'Utri, i costruttori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, cda, sindaci revisori, dirigenti della banca e consulenti. In tutto si contano 75 indagati.

Ieri i carabinieri del Ros hanno notificato l'avviso di conclusione delle indagini. Per la bancarotta gli inquirenti hanno ricostruito 34 casi di distrazione di denaro, tra il 2008 e il 2009, per complessivi 101 mln di euro: sono perlopiù fidi concessi, secondo l'accusa, senza le necessarie garanzie, su proposta del direttore generale Piero Biagini, che é tra gli indagati, e su concessione del cda della banca, autorizzato da Verdini e dagli altri organismi del Ccf.

Una ventina gli episodi in cui sono state beneficiate società, gli altri riguardano persone fisiche tra cui Dell'Utri, a cui sono andati 3,2 milioni di euro in varie operazioni nonostante, per l'accusa, le insufficienti garanzie e che fosse esposto personalmente col sistema bancario per 7 mln. C'é anche la moglie di Verdini, Simonetta Fossombroni: per gli inquirenti avrebbe ricevuto senza garanzie un fido di 2,5 mln, dopo averne avuti altri 5 e senza che avesse venduto una villa di proprietà come suggerito dalla stessa banca per abbattere l'indebitamento. Più consistenti, anche oltre i 10 mln di euro, i fidi concessi a società - alcune della galassia di Fusi - in difficoltà finanziaria e, per le norme creditizie, non più sostenibili dal sistema bancario. Per la procura alcune società avrebbero poggiato le loro richieste su operazioni immobiliari fittizie.

Per 17 indagati, tra cui Verdini e gli organi della banca, più Fusi e Bartolomei e dirigenti delle loro società, ipotizzata anche l'accusa di associazione a delinquere. Sempre a Verdini, a cda, revisori, e direttore generale contestato il reato di false comunicazioni sociali perché nell'ultimo bilancio approvato, al 31 dicembre 2009 - prima del commissariamento di Bankitalia che ha portato alla liquidazione coatta amministrativa dell'ex Ccf -, l'accusa ritiene che abbiano indicato 74,5 milioni di crediti 'deteriorati' mentre l'importo reale sarebbe tra 125,8 e 175,5 milioni: così si sarebbe determinato un utile di 1 milione 022.000 euro mentre in realtà c'era una perdita di 1.149.000.
Altre accuse contestate a vario titolo sono ostacolo alle attività di vigilanza di Bankitalia, false informazioni al pubblico, mendacio bancario (contestato a Fusi e Bartolomei per procurare finanziamenti bancari alle loro società, ma anche a Ettore e Serena Verdini per aver false informazioni date al Ccf per ottenere un credito di 3 mln utile a comprare una casa a Forte dei Marmi).

 Ancora il solo Verdini è accusato di emissione di 23 fatture fittizie verso società e professionisti per oltre 2,2 mln, e con quattro imprenditori umbri è accusato di violazione alla legge sul finanziamento ai partiti per contributi illeciti per diverse centinaia di migliaia di euro. Altri indagati devono rispondere con Verdini di truffa aggravata allo Stato per ottenere i fondi per l'editoria.
"Chiarirò punto per punto e smonterò l'intero castello accusatorio", il commento di Verdini. "La campagna elettorale - si legge in una nota dell'onorevole - è miglior periodo per i soliti professionisti del sistema mediatico-giudiziario per distillare notizie e tenere alta l'attenzione su qualcuno".
"Manca solo la richiesta di rinvio a giudizio - prosegue – ma arriverà nei prossimi giorni, in piena competizione per le politiche. Di fronte a tale, poderoso, accanimento mediatico-giudiziario, si potrebbe davvero perdere la pazienza. Ma io sono contento perché non dovrò più avere a che fare con fughe di notizie unilaterali e con aggressioni dalle quali non posso difendermi. Adesso finalmente la partita si sposta in un'aula di giustizia dove sono certo che potrò chiarire punto su punto, smontando l'intero castello accusatorio".

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