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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Trascorsi undici giorni dallo sparo Don Paolo Brogi torna a casa

Il segretario dell'arcivescovo Giuseppe Betori è tornato nella sede della curia fiorentina dove è previsto trascorra il periodo di convalescenza

Don Paolo Brogi è stato dimesso dall’ospedale di Santa Maria Nuova. Dopo la paura, il colpo di pistola all’addome, la corsa in ospedale ed un intervento chirurgico, il segretario dell’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, dopo 11 giorni di ricovero, è tornato a casa. Ad accoglierlo amici e collaboratori della curia fiorentina con uno striscione con la scritta Bentornato a casa

ATTENTATO - Era la sera del 4 novembre scorso quando, intorno alle 20, un uomo, entrato all’interno del palazzo della Curia in piazza Duomo a Firenze, sparò contro il parroco, ferendolo, e poi mirò la canna della sua calibro 7,65 verso l’arcivescovo. Qualche urlo, le parole calme di Betori, i secondi che passano, poi la fuga. L’attentatore non finì o non volle finire quello che aveva appena cominciato a fare. Un punto insoluto delle indagini che potrà essere sciolto solo dopo la cattura del presunto killer. Tra una pistola "inceppata" ed un improvviso ripensamento passa molta strada e tante risposte. Per adesso dell’uomo c’è un identikit: barba bianca ed incolta, berretto in capo, ed un giaccone lungo e scuro. Forse si tratta di un clochard, forse non di qui, di Firenze. Pare che gli inquirenti abbiano messo sotto la lente di ingrandimento l'ambiente dei senza tetto napoletani. Forse è da lì che l'assalitore è partito, e lì ha fatto ritorno. Ipotesi.

Per adesso una buona notizia in tutta questa storia complicata è arrivata proprio dall’unico ferito della sparatoria. Don Paolo quella sera la vide davvero brutta. E dire che salì con le proprie gambe sull’ambulanza.  Pochi millimetri ed il proiettile avrebbe reciso l’aorta e per il sacerdote non ci sarebbe stata nessuna speranza di salvezza. Adesso per il segretario dell’arcivescovo si prospetta un periodo di convalescenza che potrebbe trascorrere interamente in arcivescovato. Per Don Paolo tuttavia non è finita qui. Fonti mediche affermano che dovrà essere eseguita una seconda operazione per estrargli l'ogiva (la testa) del proiettile calibro 7,65 che gli perforò l’addome.
 

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