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Cronaca

Forte Belvedere: il pm chiede 4 anni di condanna per l'ex sindaco Leonardo Domenici

Veronica Locatelli morì la sera del 15 luglio 2008 precipitando, nel giorno del suo compleanno, dai bastioni del Forte. L'ex numero uno di Palazzo Vecchio è accusato di omicidio colposo

Concetta Gintoli, il pm della procura di Firenze, l’accusa nel processo per la morte di Veronica Locatelli – la giovane donna precipitata nel giorno del suo compleanno dai bastioni del Forte Belvedere la sera del 15 luglio 2008, durante un evento estivo – non ha fatto sconti. E nella seconda requisitoria ha nuovamente chiesto la condanna per dell'ex sindaco ed attuale europarlamentare Leonardo Domenici. Il predecessore di Matteo Renzi è accusato di omicidio colposo insieme al direttore della direzione cultura del Comune, Giuseppe Gherpelli, il perito Ulderigo Frusi e l'imprenditrice Susanna Bianchi, a capo dell'associazione culturale cui il Forte era stato dato in concessione per la realizzazione di eventi estivi.
Ai tre è contestato di non aver predisposto le adeguate misure di sicurezza che tenessero gli spettatori distanti dai camminamenti e dai parapetti esterni dell'antica struttura militare che domina la città. Per Domenici, Gherpelli e Frusi il pm Gintoli ha chiesto la condanna a 4 anni, per Bianchi a 3, confermando le richieste della prima requisitoria. Confermate anche le richieste di assoluzione per Daniele Gardenti e Monica Zanchi, figure non ritenute responsabili del decesso di Veronica. Nel processo è la seconda volta che il pm tiene la sua requisitoria dopo che nel 2012, all’atto di dover decidere, il giudice Maradei optò per proseguire il dibattimento volendo risentire dei testimoni, aggiungendovi due amici di un altro giovane, l'ingegnere romano Luca Raso, deceduto nel 2006 in circostanze praticamente uguali, nello stesso luogo.
Il confronto con la morte di Luca Raso nel 2006 – vicenda su cui è in corso un altro processo – è stato al centro della nuova requisitoria tenuta dal pm Concetta Gintoli nel motivare le condanne per Domenici e gli altri tre imputati. Il pm ha evidenziato la totale inidoneità strutturale dell’antico forte a ospitare eventi di massa anche dopo la sua morte e, nella vicenda specifica della morte di Veronica Locatelli nel 2008, ha stigmatizzato l’assenza, due anni dopo l’altro episodio, di un piano per la sicurezza per tener lontano il pubblico dalle aree pericolose della struttura.
Domenici, ha accusato il pm Gintoli, “è direttamente coinvolto perché dopo la morte di Raso l’attenzione era desta” sulla pericolosità del Forte. Aspetto che quel “fatto presentò in tutta la sua gravità” dopo che peraltro i tecnici comunali da anni “erano sollecitati sul problema dalle morti di numerosi cani” che saltavano i parapetti sfracellandosi al suolo. “Non si può abdicare ai propri obblighi, come ha fatto Domenici, rimandando la questione ai tecnici quando venne deciso di realizzare un piano della sicurezza”, ha anche detto il pm: “Domenici era a conoscenza dei problemi strutturali” e “doveva verificare; non si vive di parole, di astrazioni, ma dei problemi e della vita concreta di tutti i giorni, servivano meno parole forbite e più contenuti”. Il Comune, ha proseguito il pm, “era il primo obbligato agli adempimenti di sicurezza”.
In realtà, nonostante la morte di Raso, “non fu realizzato un adeguato piano”, “anzi furono tagliati i contributi alle associazioni concessionarie dello spazio, da 72.000 euro del 2006 ai 18.000 euro del 2008”: impossibile, per il pm, che potessero garantire la sicurezza degli spettatori. Quando nel 2008 morì Veronica Locatelli “il Comune concesse ad un’associazione culturale il monumento senza un minimo piano; fu fatto solo un formale adempimento per un cinema da 150 posti, che era pretesto per superare i vincoli di funzione della struttura: ma gli eventi richiamavano migliaia di persone ogni sera”. “Si pensò – ha detto ancora il pm – di aggirare le norme con un piano che era solo formale, una cosa sciattissima, un’anarchia con cui le norme di sicurezza furono aggirate completamente”.
“Un piano ridicolo, senza osservare norme né regole”, ha chiosato ancora il pm osservando, peraltro, che agli atti di tutto il fascicolo processuale non c’è un parere della Soprintendenza. Ad ogni modo “il sindaco avrebbe dovuto chiudere il Forte subito il giorno dopo la morte di Raso nel 2006 e valutarne bene l’utilizzo”. Critiche anche agli altri, tra cui il direttore Cultura, Gherpelli, per non aver considerato alcune segnalazioni che provenivano dai tecnici, fra cui l’allestimento di una barriera fissa , e non con transenne mobili, dopo la morte di Raso, che limitava gli spazi fruibili presso i bastioni ma che poi fu tolta nel 2007, e il 31 ottobre dello stesso anno per aver disatteso una mappa fatta dagli uffici comunali per delimitare per sempre le aree pericolose.

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