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Cronaca

Nuovo arresto per l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate: accusato di corruzione

A febbraio Garagozzo era finito in carcere con l'accusa di concussione, adesso l'accusa è di corruzione. Il pm sospetta che sia stato versato del denaro in cambio di un risparmio d'imposta di oltre 4 milioni di euro

Il caso Garagozzo, ex direttore provinciale dell'Agenzia delle Entrate arrestato a febbraio con l’accusa di concussione, si allarga. Infatti per l’ex numero dell’ufficio tributario fiorentino è scattata una nuova ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di corruzione. Provvedimento disposto anche per un commercialista, Silvio Mencucci, anch’egli finito in carcere nell’indagine di inizio anno. Per entrambi erano poi stati disposti gli arresti domiciliari. Quest’ultimo sviluppo sarebbe infatti un filone della medesima inchiesta.

La nuova ordinanza riguarda sia Garagozzo sia Mencucci: il primo resta ai domiciliari, mentre il secondo è tornato in carcere. Con lui sono finiti in carcere altre due persone, che finora non erano state raggiunte da misure di custodia cautelare. Si tratta di un imprenditore di Ateleta (L'Aquila), Emidio Petrilli, e di un avvocato romano, Enrico Santoro.

Secondo il pm Paolo Barlucchi , nel 2010, Petrilli, titolare dell'impresa 'Giovanni Tognozzi', avrebbe dato a Garagozzo ''una somma di denaro di rilevante importo'' ottenendo in cambio ''un indebito risparmio di imposta di 4.604.889 euro, la cancellazione del debito per interessi maturati già calcolato in 582 mila euro, l'eliminazione delle relative sanzioni per un milione e 500 mila euro e l'assenza di contestazione del reato di dichiarazione infedele''.

Mencucci e Santoro sarebbero stati gli intermediari dell'operazione. Per il filone principale, che portò agli arresti di febbraio, la procura ha chiesto il giudizio immediato per Garagozzo e Mencucci: il processo si aprirà il 25 ottobre. L'accusa ritiene che, grazie all'intermediazione di Mencucci, Garagozzo abbia chiesto soldi ad alcuni imprenditori per limitare le sanzioni.

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