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Cronaca

I segreti del Battistero di San Giovanni

Dedicato al patrono cittadino, il Battistero di Firenze si trova in piazza San Giovanni, di fronte alla cattedrale di Santa Maria del Fiore. Sopra lato affacciato su via Roma, si trova uno dei tanti dettagli nascosti dell'edificio. Guardando nell’angolo in basso a sinistra, noterete un bassorilievo raffigurante una battaglia navale. Si ipotizza che la rappresentazione della naumachia sia probabilmente un antico sarcofago romano, incastrato nel muro per ricordare le origini romane della città. Proprio in questo luogo dove oggi sorge il Battistero, pare infatti ci fosse un tempio dedicato a Marte, divinità romana della guerra e patrono di Firenze in età antica. 

Un altro elemento curioso è riconducibile all’età longobarda. Sulla colonna destra dell’ingresso principale rivolto verso via dei Calzaiuoli, a circa mezzo metro da terra vi è una sorta di impronta. Narra la leggenda che il re dei Longobardi Liutprando decise di escogitare un modo per garantire la regolarità delle transazioni commerciali. Il sovrano ordinò di fissare la lunghezza di una nuova unità di misura prendendo come riferimento la misura dei sui piedi, che sommati insieme raggiungevano una lunghezza di circa 50 centimetri. Secondo le cronache, almeno mille anni dopo il celebre “Pes Liutprandi” veniva ancora utilizzato in alcune città italiane del nord come unità di misura. 

Un’ultima curiosità si trova infine di fianco alla porta del Battistero, dove potrete notare due colonne in porfido spezzate a metà. Non si tratta di una svista da parte di un architetto distratto, bensì di due antichi regali offerti dalla città di Pisa a Firenze, in segno di riconoscenza per l'aiuto ricevuto nella battaglia contro Lucca nel 117.  Sembra però che, originariamente, le due colonne fossero in realtà lucenti come specchi. Per sdebitarsi del dono ricevuto, i fiorentini organizzarono una grande festa, che venne però bruscamente interrotta quando, una volta mostrate in pubblico le due colonne, tutti si accorsero come fossero diventate completamente nere. Più tardi giunse la notizia che i pisani, come spregio ai loro acerrimi nemici, la notte precedente avevano segretamente allestito un fuoco attorno ad esse, scaldandole a tal punto da privarle per sempre della loro originaria brillantezza. Pare che proprio da questo episodio sia derivato il celebre adagio “Fiorentini ciechi, Pisani traditori”.

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