Terremoto, i detenuti di Sollicciano lavorano gratis per la ricostruzione

Da domani fino a sabato 21 luglio i Radicali protesteranno dentro gli istituti penitenziari in maniera non violenta, con lo sciopero della fame e del silenzio. Questo a sostegno della richiesta d’Amnistia misura sottoposta all'attenzione del Governo come rimedio per uscire dalla situazione in cui versano le carceri italiane. I detenuti del penitenziario di Sollicciano, struttura gravata da un sovraffollamento incessante con suicidi e atti record di autolesionismo, si affiancano alla protesta intraprendendo però una strada tutta loro.
 
I detenuti avevano inizialmente pensato di integrare la protestate dei Radicali con uno sciopero dei lavoranti. Questo per far venire alla “luce” le mancanze di forniture, fondi e di quant’altro necessiti la prigione fiorentina. La protesta, sotto forma di astensione dal lavoro, avrebbe sì fatto emergere le carenze di una condizione complessa, ma sarebbe andata a gravare su una situazione difficile. Come una ghigliottina. Per questo i detenuti, dopo un incontro con la direzione, ci hanno ripensato. E hanno deciso di promuovere un’iniziativa alternativa devolvendo il proprio salario, delle 4 giornate del mancato sciopero, alle popolazioni terremotate dell’Emilia. SPECIALE CARCERI

“Questa scelta di solidarietà ai terremotati è la risposta di noi – si legge in una lettera - Detenuti alle affermazioni negative e offensive (chiamandoci sciacalli) emerse da parte della stessa popolazione terremotata, in occasione della proposta del Ministro Severino ad utilizzare l’impiego dei Detenuti nell’opera di rimozione e ricostruzione delle zone terremotate”.