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Cronaca

David con fucile, la Soprintendenza alza le braccia: "Le nostre armi sono spuntate"

Dopo le polemiche per l'immagine del capolavoro di Michelangelo utilizzato per promuovere un'arma da fuoco sono arrivate le parole della soprintendente Acidini: "Non sono previste sanzioni per chi contravviene: e tanto più fuori d'Italia"

Il caso è scoppiato quando la ArmaLite, colosso americano dell’industria bellica, dall’Illinois ha pubblicato sull’Espresso una paginata con il David di Michelangelo che, posata la fionda, imbraccia un fucile tattico da oltre 3mila euro. L’AR 50A1, che più di un fucile assomiglia ad un cannone. Ad accompagnare il fotomontaggio, lo slogan “A work of art”, ‘un'opera d’arte’.

Fatto lo scatto, si è scatenato il vespaio di polemiche (le armi fanno discutere, grembiulini, mutande e prosciutti decisamente di meno). Il mondo della cultura e la politica (il ministro Franceschini su Twitter: “L’immagine pubblicitaria del David armato offende e viola la legge. Agiremo contro l'azienda americana che deve ritirare subito la campagna”) si sono indignati per l’operazione di marketing che ha ‘armato’ una delle statue simbolo della bellezza maschile. Angelo Tartuferi, direttore della Galleria dell’Accademia, dove il David originale è ospitato dal 1873, ha spiegato che “oltre che ad un atto illecito, siamo di fronte ad un atto di cattivo gusto”.

Questa mattina il dibattito si è arricchito delle parole di Cristina Acidini, soprintendente al Polo museale fiorentino, che, presa carta e penna, ha pubblicato una nota ufficiale sul sito dell’ente.

Contro questi casi “le armi a nostra disposizione sono spuntate, perché non sono previste sanzioni per chi contravviene: e tanto più fuori d’Italia, nel quadro di una complessa normativa internazionale”.

ACIDINI - “Con l’auspicio che una modifica della legge preveda l’inserimento di sanzioni, almeno in Italia, la nostra risorsa più efficace resta una ‘moral suasion’ che non di rado convince il diretto interessato a non insistere con un'iniziativa che, a fronte di un’attrattiva epidermica e effimera, svilisce il capolavoro originale che è patrimonio dell’umanità. E’ questa la strada che mi parrebbe di dover percorrere anche con l’azienda statunitense”. A seconda dei casi “quando è interpellata – conclude Acidini – la Soprintendenza concede o meno l’autorizzazione, o chiede modifiche. Quando non è interpellata (e succede spesso), se viene a conoscenza di un uso non autorizzato, interviene col soggetto commerciale chiedendo la rimozione di immagini ritenute lesive, o la regolarizzazione a norma di legge se invece gli usi sono ritenuti consoni. Naturalmente nella società dell’immagine è pressoché impossibile che tutto ciò che compare possa venire a conoscenza dei nostri uffici, e perciò volentieri accogliamo segnalazioni”.

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