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Caccia al da Vinci, l'esperto: "Attenti il Salone è a rischio crollo"

E' quello che sostiene l'architetto e studioso di tecnologia artistica Massimo Ricci che avverte: "La parete destra del Salone è estremamente fragile e potrebbe venire giù"

E se il Salone dei Cinquecento crollasse? Cede una parate del parallelepipedo ed il pesantissimo soffitto deflagra a terra, con tutto quello che ne potrebbe scaturire. La più grande opera italiana mai realizzata per la gestione del potere civile, distrutta. Al lupo, al lupo? No, anzi un’ipotesi drammaticamente plausibile secondo  Massimo Ricci, architetto e studioso di tecnologia artistica, famoso per le sue teorie sulla Cupola del Brunelleschi. Giorni caldi insomma a Palazzo Vecchio. Improvvisamente gran parte della comunità artistico-scientifica ha messo sotto esame le pareti affrescate dal Vasari. Non tutte; la lente di ingrandimento globale è puntata sull’ormai celebre parete destra. Lì, forse, Leonardo ha firmato il suo non finito più celebre, La Battaglia di Anghiari, un vero enigma storico. La vicenda è ormai nota: ricerca scientifica, sensazionalismo alla Dan Brown e via alla caccia. Intercapedini, tracce di colore ed il ritrovamento di quel ‘nero’ che pare abbia la stessa composizione chimica di quello utilizzato dal genio di Vinci nella Gioconda. E così il dibattito riprende fiato, così come le polemiche, ferocissime. ‘Strappare’ l’affresco del Vasari, continuare con i sondaggi endoscopici, e c’è chi già grida allo scandalo.

Il professor Ricci si tira fuori dal dibattito e pensa ad altri ‘pericoli’. Pericoli alle persone, pericoli alle cose. “Quella parete potrebbe crollare”, insiste. La parete, intendiamoci, è sempre la stessa, quella dei veleni e che custodirebbe la Battaglia perduta. E’ il tema che cambia. “Sento un sacco di esperti – continua Ricci – che si preoccupano dei sondaggi endoscopici sul Vasari. Io dico a tutti, e l’ho detto anche al sindaco Renzi, che sarebbe molto meglio se ci si prendesse cura della mura del salone, soprattutto di quelle del lato destro”. Qual è la tesi dello studioso? Palazzo Vecchio non è stato sempre così come lo vediamo oggi. Nel trecento, il quadrato di Arnolfo, poi i successivi ampliamenti: prima voluti espressamente da Savonarola, quella parte dove oggi poggia il Salone dei Cinquecento, poi quelli voluti da Cosimo I. In poco meno di tre secoli il palazzo si è modellato sulle fattezze che oggi il mondo conosce. E tutto questo costruendo sul costruito. In pratica sui muri delle case torri che un tempo circondavano l’edificio originale. Un percorso architettonico che ha interessato anche il Salone dei Cinquecento. Commissionato da Savonarola a Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca, fu costruito in un anno, nel 1494. Come detto su muri preesistenti, che tuttavia furono innalzati per raggiungere gli 11 metri concepiti dal Cronaca. Come? “Utilizzando sassi di fiume che furono posti sulle mura delle case antiche, tenuti insieme dalla calce, dalla malta” continua Ricci. Così per quasi cinquant’anni, poi arrivò Cosimo I e il restyling del Vasari, che tra il 1563 ed il 1565 compì nuove opere in muratura innalzando le pareti di allora di ulteriori sette metri, per raggiungere la soglia dei 18 metri attuali del Salone. Non più sassi di fiume questa volta ma pietre squadrate.

Ed è qui che oggi ‘picchia’ il professor Ricci: “La parete destra è caratterizzata da una continua superfetazione. Muri su muri determinano una cattiva continuità statica sempre, figuriamoci in un tempo così prolungato. Ma la cosa inquietante è che la calce, l’unico collante che la fa stare in piedi, dopo quasi 5 secoli è diventata praticamente pappa. Se questa forza dovesse venir meno, o se si presentasse una scossa di terremoto diciamo sostenuta, la parete e quindi tutta la struttura rischierebbe e molto. E non vorrei che qualcuno sottovalutasse il peso micidiale di una copertura così imponente che grava proprio sulle pareti del perimetro. Stiamo parlando quindi di una situazione estremamente delicata e su questo non temo confronto ne smentite". L’analisi e le affermazioni dello studioso sono figlie di un contatto diretto con il problema. “E’ stato il lavoro preziosissimo di Seracini a portare alla luce questa criticità. Le sonde endoscopiche hanno mostrato con nettezza quello che sta succedendo. Ho assistito personalmente ai lavori del professore condotti nel cantiere del Salone e ho visto con i miei occhi le fratture strutturali. Una, già importante, proprio vicino all’affresco del Vasari tanto discusso. Ed anche l’affresco ne sta patendo. I distaccamenti di intonaco sono dovuti ai continui e piccoli assestamenti della parete”.

E’ per questo che il professor Ricci considera fuori luogo le polemiche di questi giorni: “Secondo me la sicurezza della parete ha la precedenza sull’affresco. Punto”. E quindi? Qual è la proposta per tutelare la sala e l’immenso patrimonio artistico contenuto al suo interno? “Prima cosa invito tutti a controllare bene la ‘salute’ del salone. E per quel che riguarda gli affreschi, proprio per tutelarne l’immenso peso artistico, dovrebbero essere temporaneamente rimossi. E’ ormai una procedura di routine, fatta più e più volte in quelli della cupola firmati dallo stesso Vasari. Una volta fatto questo ci troveremo a diretto confronto con la tessitura reale delle mura e solo allora potremo decidere come operare per un consolidamento sempre più necessario”.
 

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