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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Coronavirus: l'odissea dei toscani nel lockdown colombiano

Voli internazionali sospesi fino al 31 agosto. Pochi e cari quelli speciali. Giovanni, 71 anni: "Non esco da due mesi, situazione drammatica". Michele: "Devo rientrare a lavorare"

Oltre 500 italiani sono bloccati in Colombia da due mesi a causa del lockdown in corso per l'emergenza Coronavirus. Non soltanto a Bogotà e Medellin ma anche in tanti villaggi e paesini sparsi nell'interno e sulla costa. Tra questi ci sono diversi toscani, tra cui 6 fiorentini.

C'è la giovane coppia di volontari che voleva contribuire alla rinascita di Comuna 13, uno dei barrios più 'difficili' di Medellin, e vi è rimasta intrappolata.

C'è la giovane donna incinta al quarto mese che sognava una vacanza in Sud America da una vita e adesso non vede l'ora che l'incubo finisca.

C'è il pensionato che, in attesa di rientrare in Italia, sta spendendo 50 euro al giorno per farsi mandare le medicine di cui ha bisogno dal nipote. E ogni giorno incrocia le dita perché le medicine arrivino.  

Tra loro ci sono anche Michele De Candia, 34 anni, che ha un'attività ricettiva sull'isola del Giglio (Grosseto) e Giovanni Serrai, 71 anni, un pensionato di Scandicci (Firenze).

“Sono a Medellin con la mia ragazza – racconta Michele via WhatsApp - dovevo ripartire il 30 marzo, avevamo già il biglietto della Iberia, 350 euro a testa, Medellin-Madrid-Roma. Pochi giorni prima del volo, scatta il lockdown. Tutti a terra, cancellati tutti i voli”.

La compagnia aerea rimborsa Michele con un buono da usare entro un anno. Quindi inizia la telenovela con l'Ambasciata Italiana.

“Sono due mesi che ci parliamo per riuscire ad avere i voli, loro dicono che dipende dalla Farnesina”. Intanto in Colombia il divieto di voli internazionali viene prorogato al 31 agosto.

Michele sospira: “Era stato organizzato un volo lo scorso 28 aprile, senza i contributi europei, a caro prezzo, c'erano circa 200 posti disponibili per gli italiani che volevano tornare a casa”.

Altri 500, forse più, restano invece a terra, in attesa di 'aerei speciali commerciali'. Voli che costano sui 1.000 euro. Li effettuano compagnia private come la Neos o straniere come la Turkish Airlines.   

“L'Ambasciata ci ha finalmente comunicato da poco che nei prossimi giorni ce ne dovrebbero essere due, il 25 e il 27 maggio – prosegue Michele -. Bisogna comunicare loro urgentemente se si vuole prenderli e altrettanto urgentemente contattare il call center delle compagnie”.

“Da Medellin, in pratica, devo caricare i soldi sull'account Skype, chiamare il call center della Turkish Airlines in Turchia e parlare in inglese con loro. Fare tutta la procedura dei documenti e naturalmente pagare quasi 1.000 euro solo di biglietto. E devo farlo velocemente”.

“Cercherò di prendere questo volo per Francoforte e poi quello per Roma (altri 300 euro di spesa) a ogni costo, perché devo tornare all'Isola del Giglio a lavorare. E sono già in ritardo. Su come si sia e si stia comportando con noi il Governo Italiano, preferisco tacere”.

Michele, infatti, è tutto sommato 'fortunato': ha una linea internet, si trova in una grande città, conosce il Paese.

“Ma ci sono giovani donne e anziani che si sentono completamente abbandonati in posti sperduti, che per raggiungere l'aeroporto dovranno fare 1.000 chilometri e non di autostrada, 20 ore in autobus da Cartagena a Bogotà. Spendendo alla fine – se li hanno – almeno 2.000 euro a testa”.

Un'odissea del genere dovrà affrontarla Giovanni, scandiccese. "Sono a Barranquilla, nel nord del Paese, sul mare. Sembra uno scenario da sogno e invece mi sento in prigione. Ho 71 anni, non posso uscire di casa".

"Sto vivendo una situazione drammatica - lamenta Giovanni -. Ora sto scrivendo all'Ambasciata per il volo del 27, speriamo di farcela. Qui tutti i giorni è peggio, non possiamo uscire da due mesi".

"Sono partito il 27 febbraio, dovevo tornare il 22 marzo - spiega il pensionato - Questo viaggio mi costerà caro, il volo sarà sui 1.000 euro e per arrivare all'aeroporto mi dovrò fare almeno un migliaio di chilometri. Forse c'è il pullman, non so quanto costerà ma so che ci vorranno circa 22 ore".

A protestare per Michele, Giovanni e tutti gli altri, sarà un avvocato che rientrava nel novero dei 700 italiani in Colombia, riuscito di recente a rientrare in Italia.

Il legale, Marco Liguori, ha già inviato una lettera alla Farnesina, alla Presidenza della Repubblica, all'Ambasciata Italiana in Colombia e alla Croce Rossa Italiana, chiedendo l'immediato rimpatrio dei suoi connazionali. Le vie legali sono dietro l'angolo. 

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