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Cronaca Scandicci

Il Covid non veste Prada

Doppio screening, due metri tra i dipendenti e indagini epidemiologiche: così a Scandicci è ripartita la maison di moda

La maison di moda Prada fa da modello per evitare il diffondersi del coronavirus tra i lavoratori e, alla riapertura dei sei stabilimenti produttivi toscani (a Scandicci ma anche nel Valdarno e a Siena), adotta un protocollo anti-Covid che contiene misure persino più stringenti rispetto a quelle previste dagli accordi nazionali Governo-parti sociali.

Oltre a mascherine, guanti, gel igienizzanti, sanificazione, orari ridotti articolati su più turni, distanza tra le postazioni (che arriva a due metri) e misurazione quotidiana della temperatura, l'accordo stretto tra azienda e rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza prevede un doppio screening diagnostico ai dipendenti, grazie alla collaborazione con l'ospedale fiorentino di Careggi. Lo scrive il Sole 24 Ore.

Tutti coloro che entrano negli stabilimenti saranno sottoposti al test sierologico, col prelievo del sangue effettuato da un'equipe di infermieri una volta al mese; ai soggetti positivi sarà effettuato anche il tampone (test virale), sempre sul posto. In caso di positività, inoltre, l'azienda estenderà il sistema di doppie rilevazioni ai familiari dei dipendenti. Paga tutto Prada.

"In questa situazione di emergenza - ha spiega Patrizio Bertelli, amministratore delegato del Gruppo Prada, al quotidiano di Confindustria - non ci siamo chiesti solo quando riaprire gli stabilimenti produttivi, ma innanzitutto come riaprirli preservando la salute dei nostri collaboratori, mantenendoli al riparo dal contagio".

I test sierologici rapidi sono stati acquistati da Menarini Diagnostics, mentre i kit reagenti, analizzati poi all'ospedale di Careggi, sono stati comprati da "un'azienda leader mondiale nel settore della diagnostica molecolare" e permetteranno, secondo Prada, di non gravare sugli stock e le forniture della sanità pubblica. Nella prima fase, specifica il Sole 24 Ore l'azienda stima di effettuare circa 1000 test a settimana, poi il numero salirà.

"L'introduzione delle misure di prevenzione ci consente ora di riprendere con fiducia l'attività produttiva in Toscana – conclude Bertelli - e, in prospettiva, di estendere questi protocolli agli stabilimenti e alle sedi delle altre regioni, per la loro riapertura".

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