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Cronaca

Consip, Renzi: "Mai saputo degli affari di mio padre"

L'ex premier nei verbali dell'inchiesta. Tiziano: "Cercano di usare il mio cognome"

"Non ho mai saputo degli affari di mio padre, gli ho sempre suggerito che avrebbe dovuto riferire all'autorità giudiziaria la verità". Lo ha detto l'ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel corso dell'audizione svolta con i magistrati nell'ambito delle indagini sul caso Consip. Alcuni estratti del verbale sono stati pubblicati questa mattina sui quotidiani, dopo la chiusura delle indagini.

Renzi, parlando con i magistrati, ha affermato di non essere mai stato informato dal padre, anche in riferimento ai rapporti con gli imprenditori Alfredo Romeo e Carlo Russo: "Non conosco Carlo Russo anche se non posso escludere di averlo incontrato in una delle tante occasioni pubbliche. Quanto a Romeo, ricordo di averlo conosciuto allorquando partecipò a una gara, senza ottenere l'assegnazione quando ero presidente della Provincia di Firenze", ha detto l'ex premier ai magistrati. 

Il padre Tiziano, nell'interrogatorio del 3 marzo 2017 ha detto di considersarsi "un bersaglio facile". "Credo cerchino di usare il mio cognome. Osservo comunque che non avrei avuto motivi per discutere di questione di business diversi dal mio lavoro. Non ho mai fatto coincidere la mia felicità con il possesso", ha aggiunto.

Parlando dell'ex amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, Tiziano Renzi spiega di averlo conosciuto "tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015, quando lo incontrai nella sua qualità di assessore alla sanità della Regione Toscana, in relazione alla richiesta fatta dall'associazione il Cireneo di installare una statua della madonna Medjugorje nel piazzale del piazzale Meyer a Firenze".

Su Russo, per cui i magistrati chiederanno il rinvio a giudizio per il reato di "millantato credito", il padre dell'ex premier chiarisce di averlo conosciuto nel 2012. "Aveva una vita personale complicata, vidi una persona in difficoltà e gli proposi di andare a Medjugorje. Non ho mai parlato con lui di Consip, non ho mai spinto per lui su Consip". A tal proposito i pm chiedono per quale motivo avesse paura che Russo lo chiamasse: "Avevo il timore che lui usasse il mio nome impropriamente. Già alla fine del 2014 il mio genero aveva intimato a Russo di non usare il mio nome. Io lo percepivo come un pericolo".

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