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Cronaca

"Gravi indizi" di corruzione su Tiziano Renzi: il gip più duro di Woodcock

Inchiesta Consip, Il Fatto rivela: "Retribuzione da 30mila euro al mese"

Il gip Mario Morra avrebbe ritenuto che esistessero “gravi indizi” su Tiziano Renzi, non solo per il reato di traffico d’influenze (per il quale non sono previste le intercettazioni), ma per l'ipotesi di corruzione di cui sarebbe investito. E' la rivelazione che ha fatto stamani il Fatto Quotidiano sulla base delle carte dell'inchiesta. Una notizia che infittisce ancor di più il mistero sull'intreccio fra poteri e interno ai poteri, che arriva dopo quella secondo la quale il pm di Napoli John Woodcock, che ha indagato sul caso, avrebbe atteso il 4 dicembre per procedere nei confronti del padre dell'ex premier proprio per evitare di inquinare il referendum costituzionale.

Dunque le valutazioni del giudice sarebbero state ancora più pesanti di quelle di Woodcock: “Con riferimento alla posizione di Renzi Tiziano gli elementi sin qui raccolti – scrive il Fatto citando la relazione del gip Morra – delineano un quadro indiziario oggettivamente coerente e grave. Dai colloqui tra Romeo Alfredo e Russo Carlo (quest’ultimo effettivamente in contatto con il Renzi), emerge infatti l’esistenza di un accordo di massima (definito dagli indagati “accordo quadro”) che prevede una stabile retribuzione del Renzi (con somme pari ad almeno 30 mila euro al mese; e l’effettivo versamento di un anticipo) in cambio della sua intercessione presso dirigenti apicali di enti pubblici per indurli a favorire illecitamente il Romeo. Tra i soggetti da avvicinare, vi sarebbe in particolare l’Ad di Consip, Marroni Luigi, il quale nella conversazione del 19 ottobre 2016 viene definito dal Romeo come un ‘traditore’ per non aver favorito la propria azienda nell’assegnazione di un appalto (evidentemente venendo meno a quanto precedentemente assicurato); esclamazione alla quale il Russo risponde in modo ottimistico, invitando il proprio interlocutore ad attendere e a ‘lasciar lavorare’ il Marroni”.

Intanto Sergio De Caprio, conosciuto come "Ultimo", tirato in ballo nei giorni scorsi, si difende tramite il suo legale, che dice "basta" alle "gravissime accuse infondate" mosse nei suoi confronti nella vicenda Consip e si dice pronto a "un pubblico confronto" per "esercitare i diritti di difesa e di informazione al cittadino", "su paventate minacce alle Istituzioni democratiche ed altre azioni eversive o illecite attribuiteci da diversi parlamentari con istanze al parlamento, dal presidente del Pd, dal ministro della Difesa e in ultimo da parte del presidente del consiglio". 

Sul caso è intervenuto nuovamente su Facebook il segretario del Pd Matteo Renzi: "Chiederemo la verità. Solo quella. Ma la vogliamo a tutti i costi", ha scritto. "Ci sono delle coincidenze strane in questa storia. Toccherà ai magistrati fare chiarezza", ha aggiunto. 

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