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Cronaca Campo di Marte / Via dei Della Robbia

Aiutò ad incastrare la banda dell'Ataf, oggi è sfrattato e senza lavoro

Si chiama Maxy Balasuriya, 41 anni, in cassa integrazione. Da lunedì lui, sua moglie ed i tre figli non avranno una casa. Nel 2009 collaborò per incastrare la banda dei furti del carburante

Non ha più un lavoro e da lunedì prossimo nemmeno un tetto sotto cui ripararsi. E pensare che Maxy Balasuriya, 41enne, cittadino dello Sri Lanka, è stato anche un collaboratore della giustizia italiana aiutando le forze dell’ordine a smascherare una banda di ladri. Ma la sua storia è finita nel dimenticatoio ed ora Maxy, ad un metro dal baratro, deve fare i conti con un futuro difficile. Non basta la mano alla giustizia italiana e neanche il fatto che sia residente a Firenze da 15 anni, fin dal 1997. E non basta neppure il fatto che ‘in strada’ non ci andrebbe da solo, ma si porterebbe con sé una moglie e tre figli a carico, di 19, 11 e 2 anni. Non basta niente, il lavoro non c’è, lo sfratto è esecutivo. Sì perché la cassa integrazione per Balasuriya è iniziata nell’ottobre 2010.

Poi il mancato contributo affitto, che non gli è stato concesso, e le graduatorie per un alloggio popolare che volano via, senza sfioralo. Così si è ritrovato in poco più di un anno svuotato del presente e del futuro. Del caso si è interessato il Sunia, che questa mattina ha organizzato una conferenza stampa proprio nella casa dove Maxy Balasuriya vive con la propria famiglia. L’alloggio si trova in via della Robbia. Un piccolo bilocale al piano terra, umido e abbastanza fatiscente. Il boiler è guasto ed anche l’acqua calda è diventata un ricordo. Per tutto questo Maxy pagava 790 euro al mese. “Voglio solo trovare una soluzione per vivere insieme alla mia famiglia”, ha dichiarato nel corso dell’incontro con la stampa.

Questa è la vera priorità. Anche perché la famiglia, senza casa, rischia di spaccarsi in due: mamma e figli nella casa famiglia Santa Lucia, per il ‘capofamiglia’ si profila una sistemazione provvisoria all’albergo popolare.
Adesso il deserto economico, ed una vita sempre più ripida. E pensare che il 41enne si è speso, e non poco, per la giustizia italiana. Anno 2008, Maxy lavorava in una cooperativa di pulizie che tra l’altro operava anche in Ataf. In quello stesso deposito di viale dei Mille, dove in quel periodo succedevano cose strane la notte. L’azienda infatti in quella struttura subì un consistente numero di furti di carburante, prelevati direttamente dai bus parcheggiati. Le forze dell’ordine, grazie anche alla collaborazione del cingalese, riuscirono, nel gennaio 2009, a mettere fine ai furti: in tutto furono dieci gli indagati (tra cui cinque custodie cautelari ai domiciliari). Tra questi anche alcuni dipendenti dell’azienda fiorentina di trasporto pubblico.

Non fuggì dal fare il proprio dovere e si mise a disposizione delle autorità per far luce sul caso. Tra gli indagati finirono anche alcuni addetti alle pulizie, e la cosa non passò inosservata. A qualche collega di Maxy tutta la vicenda rimase indigesta. C’è chi arrivò addirittura alle minacce personali. Fino a che, come giusto riconoscimento dei servizi forniti, l’Ataf gli offrì un posto a tempo indeterminato nell’organico della Opitec, una società controllata del gruppo. Belasuriya iniziò la nuova carriera. La vera svolta? Macché, nemmeno per sogno. Un’avventura brevissima. Ben presto la Opitec, sentì il morso della crisi; tanto grave la situazione da non assicurare più il pagamento degli stipendi. Un’emorragia insanabile, che condusse Ataf alla dismissione dell’azienda e di conseguenza la cassa integrazione per i suoi dipendenti. “Cosa ci ha guadagnato – si è chiesto questa mattina Rossano Rossi, segretario della Cgil di Firenze – a fare la persona onesta in Italia? E’ un brutto segnale che diamo”. Per questo il Sunia ha rivolto un appello direttamente al sindaco di Firenze Matteo Renzi ed al presidente di Ataf, Filippo Bonaccorsi: un nuovo lavoro dignitoso e l’impegno a far si che la famiglia non si separi.
 

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