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Cronaca Pelago

Pelago, ultima sirena dello storico cementificio: 48 lavoratori in mobilità

Il sindaco Zucchini: "Non smetterò mai di sostenere il lavoro e coloro che subiscono queste scellerate scelte, fatte sulla pelle delle famiglie"

Ieri ha suonato per l’ultima volta la sirena della storica cementeria (nata nel 1910) della Valdisieve: chiude la ex Italcementi di Pelago. La fabbrica al confine con Pontassieve, ceduta nel giugno 2012 a Colacem per essere rilanciata, ha finito per chiudere i battenti. Una chiusura purtroppo annunciata, ricaduta sulle spalle degli operai: adesso in 48 sono in mobilità.

Ieri c’era anche il Sindaco Renzo Zucchini. L’amministrazione ha seguito in modo costante le sorti della fabbrica della Valdisieve. Sono state promosse assemblee con la proprietà e i rappresentanti dei lavoratori, oltre che gli attori istituzionali.

Adesso il Comune sta lavorando di concerto con la Regione sia per la ricollocazione dei lavoratori sia per la riqualificazione dell’area. “Su quest’ultimo punto – si legge in una nota - ora (e solo ora ad accordi sindacali conclusi) è il momento di premere l’acceleratore vista la disponibilità dimostrata dalla Regione e dall’Assessore Simoncini in particolare: primo obiettivo sarà ovviamente quello di approfondire i vincoli che gravano su tutta l’area sia di miniera che produttiva (che ricordiamo è tuttora di proprietà Italcementi)”.

“Non smetterò mai – ha commentato Renzo Zucchini - di sostenere il lavoro e coloro che subiscono queste scellerate scelte, fatte sulla pelle delle famiglie. Sono stato, sono e sarò sempre a vostra disposizione. Su questa chiusura è troppo facile speculare e strumentalizzare per secondi fini: credo non sia il caso visto che stiamo parlando del futuro di 48 famiglie. La realtà dei fatti e l’impegno delle persone profuso in questi mesi sono ben noti. Io ieri ero ad ascoltare quella sirena, per l’ultima volta. Un suono storico, esattamente come la cementeria. Una storia e soprattutto delle persone che sono state messe in secondo piano rispetto agli interessi economici. Questo ordine di priorità non è certo il nostro: non finiremo mai di dirlo e nel nostro modo di amministrare lavoriamo e lavoreremo proprio in tal senso”.

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