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Cronaca

Il caso Palamara avvelena Firenze: giudice si prepensiona e accusa la presidente del Tribunale

Fernando Prodomo lascia la toga e riversa su un blog di settore amare considerazioni

Il giudice Fernando Prodomo, una lunga carriera al tribunale di Firenze, ha deciso di pre-pensionarsi e lasciare la toga.

Un gesto eclatante, le cui motivazioni sono state affidate a una lettera pubblicata di recente su un blog del settore giustizia (toghe.blogspot.com).

Nella lettera - mai smentita - che pubblichiamo nella sua interezza, il giudice cita il "caso Palamara", lo scandalo su cui indaga la procura di Perugia e che coinvolge numerose toghe ed ex rappresentanti del Consiglio superiore della Magistratura, finito sotto attacco per le sue derive correntizie e partitiche. 

Nello scritto, Prodomo ripercorre la sua carriera e denuncia l'intreccio di poteri e l'ostilità, a suo dire, di una parte di magistratura fiorentina nei suoi confronti.

Inoltre il giudice spiega le ultime fasi che lo hanno portato alla richiesta di pre-pensionamento, nonchè le conseguenze professionali che avrebbe subìto, probabilmente anche per lo 'zampino' di Palamara.

La lettera

Sono Fernando Prodomo, magistrato di settima valutazione sino al 31 maggio e poi in pensione, anticipata, molto, perché ho 64 anni, ma sono stanco e indignato.

Devo però alla Magistratura, che tanto mi ha dato professionalmente sino a qualche anno fa, una testimonianza, il racconto di fatti che mi sono accaduti da quando ho avuto le funzioni semidirettive.

Sino ad allora – era il 2012 – risultavo essere un magistrato normale, nella media, con tante esperienze organizzative (informatico, formatore, coordinatore uditori, relatore a convegni, persino docente alla Scuola superiore della magistratura).

Ho avuto le funzioni all’unanimità dal Csm, ho iniziato come Presidente della seconda Corte d’assise al Tribunale di Firenze: dopo meno di due anni, avendo celebrato solo 5 processi, sono passato a domanda alla prima sezione civile, che si occupa di diritti della persona e famiglia, materie che conosco bene.

Con il Presidente del Tribunale di allora, Enrico Ognibene, nessun problema, malgrado i miei noti orientamenti “progressisti” a fronte dei suoi, più “conservatori”.

Con l’arrivo della nuova Presidente è iniziato invece un bombardamento di richieste di relazioni, statistiche, numeri, oltre a critiche pubbliche alla mia attività di presidente di sezione, che non mi consentiva più di lavorare con serenità: una sorta di mobbing.

Fino al parere per il rinnovo quadriennale delle mie funzioni, redatto dalla Presidente, con conclusione formale favorevole al rinnovo ma motivazione “suicida”, nella quale scriveva ogni male possibile di me: e così il CG di Firenze, dopo una mia audizione durata diverse ore, espresse a maggioranza parere contrario al rinnovo, ritenendo che non avevo ottemperato alle richieste dei Capi degli uffici.

Dopo due anni nei quali la pratica è stata ferma (!), il Csm all’unanimità mi ha confermato nelle funzioni.

Poco dopo mi è stato notificato atto di incolpazione disciplinare, per comportamenti gravemente scorretti nei confronti dei miei superiori, ai quali non avrei fornito le risposte alle solite richieste di relazioni, dati, statistiche, controlli sui ritardi dei colleghi di sezione, richieste urgenti di difensori.

Altri due anni, e sono stato prosciolto da ogni accusa in sede di sezione disciplinare, su conforme parere del procuratore generale della Cassazione, nel merito, non emergendo alcuna violazione a mio carico.

Ora scopro dalla stampa che vi sarebbero trascrizioni di intercettazioni telefoniche, nell’ambito del procedimento penale a carico di Luca Palamara, nelle quali la Presidente, della medesima corrente del suddetto, gli chiedeva all’epoca con decisione e con una motivazione tragicomica (“una diversa decisione farebbe perdere fiducia nell’autogoverno”!!) che il Csm non rinnovasse il mio quadriennio.

La gravità dell’accaduto non ha bisogno di commenti da parte mia, evidenzia ancora di più rispetto a quanto emerso da un anno a questa parte le dinamiche incredibili in cui la magistratura si è avvitata, se è vero che non solo si assiste ad un mercato delle nomine svolto fuori dalla sede istituzionale, ma anche a tentativi di punire senza alcun reale motivo giudici non allineati, autonomi, stimati dal foro e dal personale, credo per mero piacere nell’esercizio del potere.

Spero che in futuro i giovani magistrati possano sottrarsi all’inevitabile dilemma attuale: iscriversi ad una corrente per fare carriera, o non farlo, rassegnandosi a rimanere bravi magistrati che non potranno riversare le loro capacità in favore dell’organizzazione giudiziaria.

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