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Caro carburanti: il prezzo del petrolio tornerà a scendere. Diesel? Ecco perché costa di più

Inflazione, tassi d'interesse e aumento dei prezzi, parla il Professore di economia Luciano Segreto: "La Russia venderà ad altri a prezzi più bassi".

Materie prime, energia, carburanti: l'aumento dei prezzi mette in difficoltà le famiglie e la nostra economia. Ma è solo colpa della guerra o c'è anche altro? Per capire cosa sta succedendo e quali scenari si aprono abbiamo chiesto a Luciano Segreto, professore di storia economica ed economia internazionale all'Università di Firenze, oltre che docente di Storia delle imprese italiane alla Bocconi di Milano.

Professore, in questo periodo stiamo vedendo pesanti rincari su energia, alimentari di prima necessità, benzina. Cosa sta accadendo?

"Ci sono due fenomeni che si sono sovrapposti. Dopo una lenta ma abbastanza evidente ripresa economica a livello internazionale, legata al freno della pandemia, c'è stata una pressione forte sulla domanda delle materie prime. Quelle più sensibili ai prezzi sono quelle energetiche, anche perché, nonostante fosse prevedibile una richiesta alta post-pandemia, Opec e Russia hanno deciso di non aumentare la produzione. Il ridursi delle riserve, così, ha fatto crescere i prezzi. A questo si sono aggiunti gli effetti della guerra, che incide direttamente su tutte le principali dinamiche economiche: la corsa all'acquisto crea ulteriore pressione". 

Aumenti non tutti dello stesso tenore, però.

"La dinamica sul prezzo dell'energia ha fatto aumentare i prezzi di tutta la produzione industriale. La guerra li ha fatti salire tutti, ma con situazioni diverse. In alcuni settori gli aumenti sono stati folli, fino al 120-130%. In altri, seppur alti, si sono fermati al 10-15%".

Quanto pesa la speculazione su questi rincari?

"Il tema della speculazione ricorre spesso quando ci sono grandi aumenti. In realtà le materie prime sono così tangibili da riuscire a coprire i rischi speculativi. Spesso è facile dare la colpa al mondo della finanza. E' parte della cultura occidentale: la finanza è sempre sotto accusa. La speculazione c'è ma incide in modo diverso settore per settore. Un conto è puntare il dito, un altro argomentare. Sulla benzina sicuramente pesa. Ma più che la speculazione ad incidere è la corsa al mercato. Insomma gli aumenti ci sono non tanto per colpa di chi vuol fare soldi in fretta ma nell'eccesso di acquisti spropositati in un determinato periodo". 

Dobbiamo aspettarci un'inflazione irrefrenabile?

"Per ricordare un'inflazione come quella che si sta profilando oggi, del 6-7-8%, bisogna andare indietro di 40 anni. Una fetta consistente della popolazione non l'ha conosciuta mai. Non è un fenomeno italiano, ma europeo e occidentale. Per il momento le banche centrali hanno deciso di non intervenire sui tassi, una scelta dovuta alla necessità di far ripartire l'economia dopo il Covid. In passato i tassi sono stati alzati in fretta al crescere dell'inflazione. Questa volta se avverrà, sarà lentamente e progressivamente".

Quali effetti provocherebbe sulla nostra economia una interruzione definitiva delle transazioni commerciali con la Russia e magari la Cina?

"In molti se lo chiedono. Io sono dell'idea che il processo di globalizzazione è un processo che può avere rallentamenti ed accelerazioni. Soprattutto dopo la crisi del 2008-2009 qualcuno aveva iniziato a dire che la globalizzazione era finita. Dei tentennamenti li ha suscitati anche il Covid. E' inevitabile che qualcosa cambierà. Un economista di spessore come Daniel Yergin su l'Economist ha scritto in questi giorni che la Russia si è chiamata fuori dalla globalizzazione nel settore energetico. E in questo settore ci saranno contraccolpi molto forti. Ma la Russia se non vende gas e petrolio all'Occidente, a qualcuno dovrà pur venderlo: il 75% dell'export russo è rappresentato da gas e petrolio. Sia le compagnie dello Stato che quelle private versano royaltes molto importanti all'agenzia federale del governo russo, che vanno a finire nel bilancio nello Stato".

Quali saranno i nuovi partner della Russia?

"Possono essere i paesi asiatici: in queste condizioni Cina ed India, poi gli altri. Tutti tranne quelli filo occidentali come il Giappone e la Corea del Sud. Solo che quelli a cui potrà vendere chiederanno prezzi 'da amico', certamente più bassi di quelli applicati all'occidente. E questo paradossalmente può avere delle conseguenze pazzesche, non solo su di loro, ma sul prezzo complessivo del petrolio sul mercato internazionale: se così andrà il prezzo del petrolio calerà".

Certamente l'Italia dovrà trovare nuovi partner.

"Sì, poi nella prospettiva a lungo termine, per quanto riguarda l'approvvigionamento energetico, dovremo ricominciare a parlare di nucleare. Gli allarmi sono ingiustificati: è uno dei settori più attenti ai pericoli e alle misure di sicurezza".

Perché il prezzo del diesel ha raggiunto e persino superato quello della benzina?

"Perché il diesel non è un prodotto di base, è sottoposto come la benzina ad un processo di produzione che non è meno caro di quello della benzina. E in Italia oggi ci sono molti più mezzi diesel che in tutti gli altri paesi europei. Questo aumenta la domanda. Il nostro trasporto all'80% è su gomma. Abbiamo dei problemi strutturali che non abbiamo mai risolto. La nostra logistica è così: avremmo dovuto spostarla su ferrovia, anche perché in Italia c'è quasi un'impresa ogni camion. Però sono un gruppo di pressione influente e il nostro sistema politico è stato incapace di riformare".

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