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Cronaca Porta a Prato / Viale Belfiore

Cratere Belfiore, la beffa: il Comune deve pagare oltre 4 milioni di euro alla ditta (fallita)

II Tar della Toscana ha condannato Fidia srl a versare al Comune 1 milione per danni di immagine a causa dei lavori incompiuti al complesso turistico nell'ex area Fiat. Ma Palazzo Vecchio gliene deve 4, secondo la stessa sentenza, per oneri di urbanizzazione

Il Tribunale amministrativo della Toscana ha condannato la società Fidia srl, che doveva costruire un complesso turistico, residenziale e commerciale nell'ex area Fiat di viale Belfiore, a due passi dalla stazione Santa Maria Novella, a versare a Palazzo Vecchio un milione e 386 mila euro per danni di immagine a causa dei lavori incompiuti. Ma nella stessa sentenza, i giudici amministrativi hanno condannato pure Palazzo Vecchio, a restituire 4 milioni e 221 mila euro di oneri di urbanizzazione alla società.

La vicenda

La vicenda infinita, ricostruisce il Corriere Fiorentino, parte nel 2001 quando la società Belfiore proprietaria del complesso immobiliare presenta istanza di approvazione del piano di riqualificazione dell'area. Il progetto viene firmato dall'architetto Jean Nouvel. II Consiglio comunale approva il piano nel 2005 e nel 2006 rilascia i permessi per costruire: il piano prevedeva un anno per l'inizio dei lavori e tre anni per completarli.

Nel dicembre 2006 la società Belfiore vende l'area a Fidia spa ma nel 2007 cominciano i primi problemi legati alle interferenze del cantiere con il passaggio della linea 2 della tramvia, prosegue il Corriere Fiorentino. Nel 2015 la società arriva al fallimento. Nel 2017 l'area viene ceduta dal tribunale a Tsh Florence Belfiore, società a cui Palazzo Vecchio ingiunge la messa in sicurezza dello scavo ampio oltre 10 mila metri quadrati e profondo 15 metri.

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Nel frattempo i curatori fallimentari di Fidia chiedono la restituzione al Comune degli oneri di urbanizzazione (quasi 7 milioni di euro) ma Palazzo Vecchio respinge le richieste a causa dei danni arrecati ai cittadini, dei danni di immagine provocati dalla voragine in un'area visibile a tutti e del ritardo nell'inaugurazione della linea 2 della tramvia.

La sentenza

II diritto al risarcimento — scrivono i giudici — non può ritenersi estinto per prescrizione "considerato che si tratta di reiterato comportamento omissivo e di abbandono del cantiere, nel persistente obbligo disatteso di provvedere all'esecuzione e al completamento delle opere, con evidente disagio arrecato alla collettività e di danno all'immagine". Secondo il Tar, "Non è lo scavo in sé a procurare il lamentato pregiudizio ma la protrazione nel tempo della sua esistenza".

È responsabilità della società Fidia, si legge ancora in sentenza, "lo stato di persistente degrado dell'area, dannoso per il decoro di una zona centrale del Comune di Firenze e testimoniato dall'incuria nella tenuta del cantiere i cui effetti si sono protratti nel tempo e sono tuttora visibili". Ma anche la richiesta di Fidia di riavere indietro gli oneri di urbanizzazione va accolta. I giudici spiegano: "Allorché il privato rinunci o non utilizzi il permesso di costruire la pubblica amministrazione ha l'obbligo di restituire le somme".  

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