Cannabis per uso terapeutico: “Effetti a lungo termine sconosciuti”
In Italia si produce solo al Farmaceutico Militare di Firenze, la presidente della Società italiana di tossicologia Hrelia: “Pochi studi”
"Troppo pochi studi per trarre conclusioni su efficacia e sicurezza dei farmaci a base di cannabis terapeutica, soprattutto a lungo termine”. A dirlo è Patrizia Hrelia, presidente della Società italiana di Tossicologia (Sitox), ieri mattina all'Accademia delle Scienze di Bologna per la giornata di studi sulla cannabis terapeutica. “Il discorso è ancora aperto, perché non c'è ancora un dato sulla tossicità che sia utile a trarre conclusioni sull'efficacia e la sicurezza della sostanza", prosegue Hrelia.
La legge del novembre 2015 che ha dato il via libera agli usi medici della cannabis ha "fortemente standardizzato" sia le preparazioni sia la dispensazione del prodotto, che ad esempio può essere assunto solo con un decotto o con aerosol tramite un vaporizzatore specifico.
Inoltre, sono strettamente definiti anche i casi in cui può essere utilizzata la cannabis medica: per la terapia del dolore nei pazienti affetti da sclerosi multipla; contro nausee e vomito causati da chemioterapia, radioterapia e terapie per Hiv; come stimolante dell'appetito nella cachessia, anoressia e malati di Aids; per combattere l'effetto ipotensivo del glaucoma; per contrastare gli spasmi dovuti alla sindrome di Gilles de la Tourette.
Il dibattito è aperto da tempo, con molti medici e scienziati favorevoli invece all'utilizzo della cannabis terapeutica per i benefici effetti riscontrati nelle terapie elencate sopra: la cosiddetta “cannabis di Stato” viene coltivata proprio a Firenze, da un paio d'anni, all'Istituto Farmaceutico Militare di via Reginaldo Giuliani, per ora unico luogo in Italia autorizzato a produrla.
I farmaci a base di cannabis terapeutica prodotta all'Istituto sono già in commercio in farmacia: un mese fa il Farmaceutico militare ha annunciato che la produzione sarà triplicata.
