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Cronaca

L'ultima sonata di Bartoletti: "I soci fondatori hanno il dovere di salvare il Maggio"

Questo l'appello del celebre direttore d'orchestra pubblicato postumo sulle pagine locali del quotidiano La Repubblica. Durissimo sul Nuovo Teatro alle Cascine: "gravi" gli "errori di progettazione" e "intollerabili" gli "sprechi"

Dopo 80 di vita del Maggio Musicale Fiorentino “la Fondazione che ne porta il nome rischia di scomparire” e per questo serve il ''sostegno di tutta l’opinione pubblica, dalla società civile, dalle istituzioni e dalle imprese fiorentine che debbono farsi carico anche in prima persona della salvezza del loro storico teatro”. È questo l’ultimo appello, messo a punto prima di morire, del direttore d’orchestra Bruno Bartoletti, “bacchetta” storica del Maggio, scomparso pochi giorni fa dopo una vita passata tra Italia e Stati Uniti. Il testo è stato pubblicato postumo sulle pagine locali del quotidiano La Repubblica. “La ‘liquidazione’ della Fondazione – aveva scritto Bartoletti che a lungo è stato direttore artistico del Maggio – porterebbe al licenziamento dei suoi corpi artistici e tecnici che costituiscono, con particolare riguardo all'orchestra, al coro ed al corpo di ballo, dei veri e propri beni culturali”.

“I soci fondatori della Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino (lo Stato italiano, il Comune di Firenze, la Regione Toscana) – è l’appello del musicista scomparso – hanno dunque il dovere, anche in base alla Costituzione, di intervenire per salvare il nostro Teatro: che rappresenta una delle maggiori istituzioni di alta cultura del nostro Paese”. I soci fondatori “non possono non essere considerati quantomeno corresponsabili dei comportamenti delle Fondazioni”, osserva Bartoletti riferendosi poi ai “comportamenti tenuti dal Comune di Firenze a partire dal commissariamento del 2005 fino all’ultima gestione, promossa e sostenuta, fino a pochi mesi orsono, dalla amministrazione comunale malgrado una forte censura da parte dello stesso consiglio comunale”. Non senza aver definito “gravi” gli “errori di progettazione” e “intollerabili” gli “sprechi” per il Nuovo Teatro dell'Opera, Bartoletti chiede che il Maggio Musicale Fiorentino torni ad essere “come nelle sue origini, un Festival rappresentato nei teatri, nei chiostri, nei giardini e nelle Chiese della nostra città” e “un momento privilegiato di ricerca”.

ROSSI – Un appello accorato ma pieno di vigore e d’amore per una ‘creatura’ parte integrante della grande tradizione artistico – culturale di Firenze. Una sorta di ultimo lascito alla città che potrebbe rinvigorire il dibattito in corso. Prova ne è che Enrico Rossi, il presidente della Regione Toscana, si è rivolto così ai membri del Consiglio regionale: “Dobbiamo raccogliere l’appello di Bartoletti che si oppone alla liquidazione del Maggio musicale fiorentino. Queste indicazioni possono essere fatte nostre chiedendo di essere convocati dal ministro per i Beni culturali” insieme al Comune di Firenze “per discutere insieme le modalità e gli interventi necessari per questo piano di rilancio e risanamento”.

“Mandiamo un messaggio forte di interessamento. La Regione non è direttamente coinvolta nel Maggio, pur facendo parte del Cda e pur mettendo a disposizione le stesse risorse del Comune. Non tocca quindi a noi fare la prima mossa e lo stare nell’ombra fino ad ora è stata la misura di un rispetto nei rapporti con il Comune di Firenze e con il Governo”, ha aggiunto Rossi ricordando che “il maestro prende una posizione forte contro la liquidazione della Fondazione del Maggio perché porterebbe al fallimento culturale del Maggio”.

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