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Cronaca Borgo San Lorenzo

Borgo, chiuso il servizio per l’interruzione di gravidanza: è polemica

"Non si capisce come le donne del Mugello dovrebbero trovare un miglioramento nel ricevere un servizio qualitativamente analogo a quello finora avuto all'ospedale di Borgo, con il disagio aggiuntivo di dover percorrere 35 Km in più"

Ieri la Asl 10 ha comunicato il trasferimento del servizio per l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) da Borgo San Lorenzo all’ospedale di Careggi per assicurare “un riferimento di eccellenza ove garantire i migliori standard assistenziali e di qualità organizzativa”.  Critiche dall'assessore locale alle Politiche di Salute Silvia Giovannini che commenta: “Pur comprendendo la necessità di azioni di riorganizzazione aziendale volte a contenere la spesa sanitaria regionale, non si capisce come le donne del Mugello dovrebbero trovare un miglioramento nel ricevere un servizio qualitativamente analogo a quello finora avuto all’ospedale di Borgo, con il disagio aggiuntivo di dover percorrere 35 Km in più”. Lo stesso sindaco di Borgo San Lorenzo, Giovanni Bettarini, nonchè presidente dell’Unione montana dei Comuni del Mugello, si è detto preoccupato per l’indebolimento dei servizi sanitari nel presidio ospedaliero di zona.

Sulla legge 194, per cui a Borgo oggi si svolgerà una manifestazione organizzata da Rifondazione comunista, è intervenuta anche l’Assessore provinciale alle Pari opportunità Sonia Spacchini.

“La decisione di spostare il servizio di interruzione di gravidanza da Borgo San Lorenzo a Firenze è una scelta difficile da comprendere. La legge 194 deve essere pienamente applicata, come più riprese associazioni femminili e autorevoli esponenti politici negli anni hanno ripetuto. L’elevato numero di obiezioni di coscienza e la loro concentrazione in modo disomogeneo nei presidi ospedalieri mettono da tempo a rischio l'Ivg in molte parti del Paese, e questo purtroppo avviene anche nella nostra Provincia”.

“Non possiamo far in modo che anche le ASL sospendano il servizio stesso in alcune zone - prose-gue Spacchini - come quelle più distanti fisicamente dai capoluoghi, perché questo mette in discus-sione l’applicazione della legge stessa e, quel che è peggio, mette in discussione il principio di tutela della salute delle donne”.

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