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Cronaca Centro Storico / Piazza della Signoria

Benigni a Palazzo Vecchio: "Berlusconi ha le orge contate"

Un vulcano quando si parla di Dante, tagliente ed ironico come sempre quando si butta in politica. Durante il proprio intervento lancia Renzi alla corsa per la Presidenza del Consiglio

Firenze è Dante, Dante è Firenze. Le strade che percorrono la capitale dell’Umanesimo sono tutt’oggi pregne delle parole del Sommo Poeta, che amò Firenze fino all’ultimo. Se a questo connubio indissolubile aggiungiamo Roberto Benigni, il quadro si completa di passione e di nuovi scintillanti colori. Toscanaccio doc, poeta della satira ed un amore viscerale per Dante Alighieri. Lo potremmo definire un cantore moderno e appassionato della Divina Commedia. Oggi il “Roberto” nazionale ha avuto un’altra occasione per declinare il suo amore viscerale per le terzine della Commedia. Nel pomeriggio, infatti, ha raggiunto Palazzo Vecchio, dove nel Salone dei Duecento ha preso parte alla presentazione di “La Commedia di Dante Alighieri” con il commento dell'illustre dantista Robert Hollander, professore emerito di letteratura italiana della Princeton University. Si tratta di un vero è proprio manifesto a Dante ed alla sua Commedia. Un’opera vastissima, che la casa editrice fiorentina Olschki pubblicherà in tre volumi. Il primo commento alla Commedia pubblicato da Leo S. Olschki risale ad un secolo fa, esattamente 50 anni dopo l’Unità Italiana. Allora la prefazione fu affidata a Gabriele d’Annunzio. Oggi, cento anni dopo, per le celebrazioni del 150° dell’Unità, la casa editrice con questa opera omaggia nuovamente Dante e L’Italia. A Roberto Benigni il compito di fare da apripista all’opera. Dante e non potrebbe essere altrimenti, ma quando “il Piccolo Diavolo” è in giro la sorpresa e l’invettiva è sempre dietro l’angolo. Orecchie dritte, quindi. IL VIDEO

Roberto Benigni nel Salone dei Duecento


BENIGNI - Così di fronte ad una platea gremita Roberto Benigni non ha deluso, come sempre. Un intervento appassionato, tra grandezza viva ed ironia tagliente. Dante lo emoziona, come sempre, e si percepisce. A fatica, in certi passaggi del proprio discorso, riesce a rimanere seduto. Mani all'aria, risate, sussulti improvvisi e quella voglia instancabile di far innamorare il pubblico della Divina Commedia. Dante, ma non solo. Dante ed ironia pura. Come l'introduzione al proprio intervento: “Vi invidio, davvero vi invidio perché è un privilegio davvero raro, e lo dico con cognizione di causa e con una certezza assoluta, avere ed assiste a questo commento fatto dai più grandi dantisti viventi nel mondo, io e Matteo Renzi”. Poi la staffilata, immancabile, a l'uomo su cui più di tutti ha speso parole, chiaramente dopo Dante, ovvero Silvio Berlusconi. Mentre stava facendo i ringraziamenti per l'invito ne ha fatto uno speciale al sindaco di Firenze: "ringrazio il sindaco per l'ospitalità; come voi saprete sarà il futuro Presidente del Consiglio, anche perchè l'attuale presidente sappiamo che sta alla fine, cioè ha le orge contate come si dice". Chiosa la parte politica con un parallelismo: "con questi personaggi mi sento come Gasparri al Senato...fuori luogo". Boato e risate, quelle grasse, quelle vere, quelle che a "Robertaccio" non si negano mai.

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