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Cronaca

Operazione "Colletti bianchi": 13 coinvolti, sequestrati 4,5 milioni

La GdF sta dando esecuzione a 13 misure cautelari. Le accuse sono bancarotta fraudolenta, sottrazione di beni e corruzione. Coinvolto anche un dipendente del Ministero

La guardia di finanza ha dato esecuzione a 13 misure cautelari nell’ambito dell’operazione denominata “Colletti bianchi”. I provvedimenti disposti dal Gip vedono coinvolti un notaio, un dipendente del Ministero dello Sviluppo Economico, quattro commercialisti, quattro imprenditori e tre prestanomi. A questi sono rivolti le seguenti misure cautelari: nove arresti domiciliari, uno in carcere, due obblighi di dimora oltre ad una sospensione dell’esercizio professionale. I reati contestati sono bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte sui redditi oltre all'accusa di corruzione per il dipendente del ministero. Le fiamme gialle hanno proceduto al sequestro di beni pari a 4,5 milioni tra immobili, conti correnti e quote societarie; l'importo è equivalente alle imposte, più multe ed interessi, non versate al Fisco nell’arco di cinque anni.

INDAGINI - Le misure cautelari ruotano intorno al dissesto di una società edile che operava a Firenze. Dopo il fallimento nel 2009 è stato scoperto che l’azienda veniva usata come una scatola, da un gruppo di imprenditori di origine campana, aiutato dai professionisti fiorentini, per passare il rischio di fallimento da una società all’altra. La ricostruzione delle fiamme gialle ha evidenziato gravi irregolarità, come due fittizi aumenti di capitale nel 2006 (fino a 3milioni di euro) sebbene l’anno precedente l’azienda fosse in perdita. Gli aumenti di capitale sono stati effettuati: in un primo caso con il conferimento di denaro e di un ramo d’azienda, il cui valore è stato calcolato su dati non veritieri; in un secondo caso tramite obbligazioni al portatore per 2 milioni di euro emesse da una società spagnola di attività mineraria che avrebbe dovuto svolgere una “fantomatica” ricerca in Mauritania.

COMMERCIALISTA - Un capitolo della manovra ha visto protagonista un commercialista e la tattica adottata da quest’ultimo per sottrarsi al fisco, visti gli oltre 2 milioni di euro di debiti accumulati negli ultimi dieci anni. Per sfuggire a riscossioni forzose il professionista fiorentino avrebbe simulato la vendita di alcuni suoi immobili: due nel centro di Firenze ed uno a San Casciano Val di Pesa. Le vendite sono state fatte a persone compiacenti con prezzi inferiori a quelli di mercato. Uno dei rogiti è stato addirittura datato a quattro anni prima basandosi su assegni bancari, risultati poi inesistenti.

NOTAIO - Ruolo importante in questo contesto è stato svolto anche da un notaio, chiamato ora a rispondere, in concorso con il professionista ed i prestanomi, del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di tributi. Il notaro, pur essendo a conoscenza della manovra fraudolenta avrebbe comunque dato corso ai rogiti senza rilevare le anomalie concernenti il prezzo oltre l’omissione contenuta nella dichiarazione di successione.

MINISTERO - Infine ha assunto una posizione di rilievo un dipendente del Ministero dello Sviluppo Economico per cui è stato ipotizzato il reato di corruzione in quanto avrebbe ricevuto, da uno dei commercialisti coinvolti nel fallimento e da altri professionisti ed imprenditori, svariate somme di denaro per favorire professionisti e imprenditori.

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