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Cronaca

Discarica abusiva delle Piagge: ci vivono anche dei bambini?

Dopo poco meno di un mese dal nostro ultimo reportage tutto è rimasto come prima, anzi i volumi della sporcizia e dei rottami sono aumentati

Non è cambiato nulla in via San Donnino. Il primo reportage di Firenze Today all’interno della discarica abusiva risale al 14 ottobre scorso. Immondizia, vecchi rottami, elettrodomestici fuori uso, televisori, pneumatici, buste della spazzatura, pannolini, carte, bottiglie, vecchi pezzi di auto, sono ancora tutte lì; anzi nelle ultime quattro settimane se possibile i resti sparsi nel campo sono aumentati di volume. Un vero e proprio buco nero senza controllo: così era, così è oggi. Nessuno ancora ci ha messo le mani. Per la verità le mani sembrano mettercele in tanti, troppi. I cumoli di immondizia sembrano aumentare di giorno in giorno. Tanto da diventare perfino scomoda. Sembra un paradosso ma è la verità. Fino a poco tempo fa, infatti, chiunque poteva raggiungere la discarica da un corridoio centrale, scaricare ai lati e ripartire di corsa, magari di notte, lontano da sguardi indiscreti. Oggi anche quella comodità è cancellata dalla presenza di ulteriori resti e rottami che hanno invaso il passo. Come dire i disservizi non muoiono mai, anche nell’inciviltà conclamata. In questa parte di Firenze la vergogna si misura in metri cubi. Una pagina scura, una macchia, per tutti i residenti delle Piagge, parte dei quali sono costretti a convivere con questo pugno negli occhi. A poche decine di metri dalla discarica ci sono quartieri residenziali, palazzine, giardini, voci, panni alle finestre, macchine, la vita insomma.

Piagge: accampamento in una discarica a cielo aperto

Stesso campo, stessa recinzione arrugginita e decadente, stessa erbaccia, stessi rampicanti, stesso contorno, stesso spaccato quotidiano. Anche la parte destra della discarica, le baracche degli ultimi, dei senzatetto, sono sempre “vive”. In quest’angolo di puro degrado cittadino, immersi in un puzzo che offende anche l’anima, “riparati” da una cornice di alberelli ed immersi nei rifiuti, c’è sempre qualcuno che trova “ospitalità”. Fili con panni stesi, coperte, materassi di fortuna, fornelli e bombole del gas, contornano ed arredano quattro piccole baracche che il tempo e la disperazione più vera hanno pian piano messo in piedi. Una specie di porto franco per drammi itineranti. L’ultima volta ci vivevano due uomini rumeni. Uno, Costant, disse che era appena uscito da Sollicciano per rapina a mano armata. Ex artigiano, con tanto di tessera, preferì seguire una via violenta per riuscire a far soldi facili. Dopo sei anni di carcere si ritrovava in mezzo a questo delirio di rifiuti. Il suo compare, più anziano ed incensurato, disse che se ne sarebbero andati al più presto. “Questa non è vita, nemmeno i cani la sopporterebbero” dissero entrambi. Oggi i due uomini non c’erano. Per la verità le baracche erano vuote ma tutto dava l’impressione si trattasse di un evento temporaneo. Il campo era intrinseco di vita. Da poco qualcuno ci aveva mangiato, “l’angolo cottura” era stato da poco usato, su un tavolino centrale c’erano ancora le padelle usate per il pasto. Tra sporcizia, carte e sacchetti della spesa anche un particolare inquietante: due passeggini. Segno che forse, in questo pezzo di miseria, tanto vera da apparire finta, potrebbero viverci anche dei bambini. Un indizio che potrebbe essere confermato anche dai racconti dei residenti delle Piagge, riportati dal consigliere comunale del Pdl Francesco Torselli e raccolti in un comunicato pubblicato sulla rete civica comunale: “In queste baracche cucinano, usano il gas, ma chi controlla la sicurezza del luogo? Di notte sentiamo i neonati piangere. Uno strazio”. Dolere e preoccupazione, miseria e territorio fuori controllo, ferito e immutato.

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