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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Attentato all’arcivescovo Betori: continua la caccia all’uomo

Continua la caccia all'uomo che ha sparato al segretario dell'arcivescovo Giuseppe Betori. Quando l'uomo l'ha puntata alla nuca del monsignore non sarebbe esplosa

Dopo l'agguato nel cortile della cancelleria vescovile è caccia all'aggressore dell'arcivescovo Giuseppe Betori e del suo segretario, don Paolo Brogi, ferito all'addome da un colpo di pistola. Dopo aver sparato al segretario l'uomo ha strattonato Betori per un braccio, urlando frasi concitate e incomplete, gli ha puntato la pistola alla nuca ma l'arma non ha sparato una seconda volta; quindi vedendo che il cancello automatico si stava chiudendo, è fuggito a piedi perdendosi nelle vie intorno al Duomo. Per trovare l'aggressore gli investigatori di polizia e carabinieri stanno lavorando in base a una descrizione non completa (barba bianca e incolta, 60-70 anni, abbigliamento all'apparenza trasandato), né ci sono ancora elementi sufficienti per classificare il contesto da cui ha mosso. E' presto per inquadrare un'ipotesi di movente benché gli inquirenti stiano gradualmente orientandosi verso persone che abbiano avuto contatti recenti con l'arcidiocesi fiorentina, poi, parrebbe, degenerati in pretese, o addirittura minacce, tali da azionare meccanismi di rivalsa. Da quanto emerge, l'aggressore ha messo in atto un piano: ha atteso l'auto del vescovo, l'avrebbe seguita dentro la porta carraia del palazzo approfittando del meccanismo automatico di apertura-chiusura del cancello successivo (un minuto e 15" se le fotocellule non vengono azionate); quindi avrebbe affrontato i prelati nel cortile, sotto il porticato semibuio. Sapeva i movimenti del vescovo. Quindi, qualcosa di più complesso dell'azione improvvisata, e pur di impeto, di uno squilibrato, come ipotizzato nei primi momenti.

RILASCIO - Ieri sono stati rilasciati 10 uomini - sei identificati dalla polizia, quattro dai carabinieri -, tra cui diversi clochard, assomiglianti alla descrizione disponibile in base al racconto dell'arcivescovo, e in parte da quello reso da don Paolo ai soccorritori. Inoltre gli agenti hanno acquisito i filmati di una quarantina di telecamere e controllato i domicili di una quindicina di persone, tra Firenze e i dintorni. Sono state verificate le loro posizioni, a partire da dove si trovassero al momento dell'agguato. Sono uomini con precedenti per minacce e che, per alcuni motivi specifici, potrebbero nutrire avversione per enti religiosi o curiali riguardo a questioni non risolte. Tra gli inquirenti, tuttavia, ci si aspetta dati utili dalla testimonianza completa di don Paolo Brogi, la cui prognosi sarà sciolta domani. Ieri mattina la mobile è andata in ospedale per parlare con lui, ma il sacerdote è ancora troppo debilitato e risente dei postumi dell'intervento chirurgico; anche i medici hanno consigliato di rinviare l'incontro a un momento successivo.

La procura di Firenze ha aperto un'inchiesta per tentato omicidio. "Si può pensare a tutto ma valutando modalità e tempi al momento non ci sembra plausibile pensare a una cosa organizzata o strutturata", ha osservato il procuratore Giuseppe Quattrocchi. Rafforzati, con pattuglie 'H24', i sistemi di vigilanza delle forze dell'ordine al palazzo della curia e all'ospedale per proteggere la degenza di don Paolo. Inoltre, si spulciano negli archivi della questura i possessori di pistole calibro 7,65 per capire se ci sono profili sospetti tra loro.  Al momento, non ci sono testimoni che abbiano visto qualcuno fuggire dopo l'aggressione.
 

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