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Cronaca

Attentato all'arcivescovo Betori, l'arrestato: "Sono innocente"

Nell'udienza di convalida del fermo il difensore chiederà al gip la scarcerazione. Sul fronte delle indagini spunta l'ipotesi di una mancata donazione

“Sono innocente”. Due parole che, Elso Baschini, il 73enne accusato di essere stato l’autore dell'aggressione all’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, il 4 novembre scorso, e del ferimento del suo segretario don Paolo Brogi, ha ripetuto più volte dentro le mura spesse del carcere di Sollicciano, durante l’incontro con il proprio legale, l’avvocato Cristiano Iuliano. Oggi nel corso dell’udienza di convalida davanti al gip Pezzuti, secondo quanto appreso, il difensore chiederà la libertà per il suo assistito anche in considerazione dell’età del fermato. Baschini dal carcere proclama la propria innocenza, mentre gli inquirenti lavorano sul possibile movente. C’è la via della rapina, visti i precedenti del 73enne; c’è, ma non solo quella. Nelle ultime ore si è fatta strada una pista nuova: una donazione aspettata dall’uomo in stato di fermo per conto di una nobildonna fiorentina, invece finita nel patrimonio economico della diocesi di Firenze. Che sia questa la chiave d’accesso in mano agli investigatori per codificare quel risentimento celato all’interno di un uomo, che potrebbe aver pianificato e attuato l’agguato all’interno della curia? Si vedrà, per adesso la pista rimane debole ma degna di nota, non fosse altro che gli investigatori della polizia hanno fatto diverse domande, e hanno comunque trovato alcuni riscontri convergenti. Tra questi il fatto che Baschini era presente ad iniziative pubbliche religiose dove, contemporaneamente, c’era la contessa Ghita Vogel, 90 anni, una degli esponenti più noti del cattolicesimo sociale fiorentino; un volto conosciuto in quel mondo complicato e impegnativo come il recupero degli ex carcerati. Un’opera svolta per decenni dalla nobildonna seguendo la missione di don Danilo Cubattoli, il 'don Cuba' cappellano delle carceri di Firenze, morto nel 2006. Un parroco conosciuto anche da Baschini. Due per adesso le iniziative evidenziate dagli uomini delle forze dell’ordine in cui erano presenti sia Baschini che Ghita Vogel: una il 15 ottobre scorso per la festa del Conventino a Firenze, per i 300 anni della fondazione dell'istituto San Francesco di Sales, dove era presente anche l'arcivescovo Betori; un’altra occasione sarebbe stata quella di una messa in suffragio per Don Cuba.

VOGELA smentire l’ipotesi sarebbe la stessa Vogel. Sentita dagli investigatori della polizia che stanno lavorando al caso, la Vogel, ha potuto ricordare solo di aver visto Baschini assieme a don Cubattoli, ma in un tempo molto dilatato nel tempo, lontano, circa 10-12 anni fa; mai negli ultimi mesi. A rafforzare le parole della nobildonna quelle della propria domestica che non avrebbe individuato il pregiudicato tra quelli che hanno frequentato Ghita Vogel. Ad ogni modo gli accertamenti proseguono, e la polizia sta valutando se è entrato in gioco un legale, probabilmente un notaio, per l’estensione dei documenti relativi ai lasciti della contessa e se, dovendoli destinare alla Chiesa, siano stati coinvolti gli uffici dell'Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero. Forse quegli stessi uffici dove Baschini si sarebbe recato, secondo alcuni riscontri investigativi, per portare avanti la sua personalissima indagine. Avrebbe chiesto lì spiegazioni della mancata promessa? In oltre, alla luce di una possibile ricostruzione legata alla 'rivendicazione' economica di Baschini vengono anche rilette le frasi parziali che il presunto aggressore avrebbe pronunciato nel cortile mentre minacciava l’arcivescovo Betori e poi sparò contro don Paolo Brogi. “Non devi dire...”, fu una di queste.



 

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