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Cronaca

Ataf: c'è Pitti Immagine, verso il rinvio dello sciopero generale?

La Commissione di garanzia ha chiesto il rinvio. I sindacati per adesso hanno confermato ma aspettano lunedì il verdetto definivo.Intanto monta un asprissima polemica sul sit-in della calze della Befana

Doveva essere la giornata delle consegna delle calze della Befana piene di carbone, invece, per i lavoratori dell’Ataf è stato un giorno lunghissimo, teso e complicato. Mentre i componenti della Rsu aziendale erano in piazza Signoria ad aspettare quegli stessi consiglieri comunali che prima di Natale avevano dato, con il loro sì, l’avallo alla privatizzazione dell’azienda di trasporto più importante dell’area metropolitana, nel sit-in è cominciata a strisciare un’ipotesi oscura. Da Roma non ci sarebbe il nulla osta pieno per lo sciopero indetto per l’undici di gennaio non solo per la tramvia ma anche per gli autobus. Perplessità, un po’ di incredulità, il rimpallo delle voci, i primi commenti: “Questa circolare riguarda solo Gest, la tramvia, per la gomma ancora non è giunta nessuna comunicazione”. Passano i minuti, comincia la girandola delle telefonate, i primi contatti con la Commissione di garanzia scioperi, fino a quando il timore iniziale prende le forme della concretezza.  Sul sito della Commissione esce una circolare inequivocabile: secondo la legge 146 non si può scioperare in concomitanza con manifestazioni di importanza rilevante. Quindi, poche righe più sotto, l’invito alla revoca della protesta.
Cosa c’è in ballo, di cosa si tratta, quale è la manifestazione che fa a cozzi con la voglia degli autisti di incrociare le braccia per dire l’ennesimo no alla privatizzazione ed al nuovo piano industriale? Pitti Immagine Uomo alla Fortezza da Basso, dal 10 al 13 gennaio. Il giorno prescelto, non solo da Ataf ma anche dai dipendenti della Gest (la società che controlla e gestisce la tramvia fiorentina), cade proprio all’interno della kermesse. Una città paralizzata nei giorni di Pitti, probabilmente ha fatto storcere più di una bocca. Ed è anche normale; non si tratta tanto della mole di visitatori che investono Firenze e la Fortezza, 30 mila secondo la circolare della Commissione di garanzia, ma di contemplare l’effetto paralisi nelle giornate in cui Firenze è una vetrina nel mondo. Si ferma Ataf, si ferma la città. E’ stato provato ben sei volte durante il 2011: uso massiccio dell’auto, viali intasati, circolazione in tilt. “E’ assurdo – spiega Alessandro Nannini, coordinatore della Rsu Ataf – negare il diritto di sciopero per Pitti. La Commissione nelle motivazioni parla dei possibili disagi che arrecheremmo a 30 mila persone. Ogni giorno a Firenze gravitano ben più turisti di quella cifra ed è una città abituata a sopportare carichi di traffico ben maggiori. Seguendo questo ragionamento quindi non potremmo più scioperare in presenza, per dire, di una partita di calcio. Per adesso, quindi, non abbiamo revocato lo sciopero”. Una linea, quella del coordinatore, seguita anche da Amerigo Leoni, segretario della Faisa: “La verità è che Pitti va nel mondo, non mi vengano a raccontare altre scuse. Ogni giorno a Firenze ci sono 80-90 mila turisti. Sono perplesso e poco fiducioso, aspettiamo”. Aspettare, l’unica alternativa. Si perché la Rsu nel pomeriggio di ieri, dopo la doccia fredda della revoca, si è riunita in riunione assieme ai rappresentanti sindacali di Gest. Dal conciliabolo è uscita una lettera inviata immediatamente a Roma: “Nella richiesta di revoca dello sciopero – è scritto sulla missiva – si adduce come motivazione la violazione del divieto di concomitanza con manifestazioni di rilevante importanza, in riferimento allo svolgimento di Pitti - spiegano dalla Rsu - ma in alcun modo tale divieto può intendersi riferito ad una manifestazione di carattere meramente commerciale quale Pitti è, dovendo in questo caso necessariamente prevalere la libertà di esercizio del diritto di sciopero”. Quindi l’affondo dei rappresentanti sindacali nel “ritenere in ogni caso inaccettabile che l'esercizio del diritto di sciopero, in un bilanciamento di interessi, debba soccombere a fronte dell' '(ir)rilevante interesse' di una sfilata di moda”. Lunedì, il verdetto: si o no allo sciopero. Stand-by.

Ataf protesta con le calze: Befana di carbone ai politici di Palazzo Vecchio

BUFERA CALZE – La lunga e tortuosa giornata dell’Ataf non era ancora finita. Nel tardo pomeriggio, quando per tutti era arrivato il rompete le righe, è arrivata la seconda doccia fredda. Una nota comune delle segreterie di Cgil e Cisl, firmata dai vertici delle sezioni provinciali Mauro Fuso e Roberto Pistonina, in cui sono state prese le distanze dal sit-in della Befana fatto poche ore prima sotto le mura di Palazzo Vecchio. “Oggi appare per le strade di Firenze un volantino a firma delle RSU con tanto di foto e di nomi. Deve essere chiaro, senza alcun equivoco, che questa modalità è fuori dalla cultura e dalla tradizione confederale di CGIL/CISL”. Ed ancora, come se non bastasse, proprio per provare quella netta ed improvvisa sensazione di mancanza di terra sotto ai piedi: “La nostra battaglia contro la svendita di Ataf e dei lavoratori, per un’idea della mobilità e del trasporto collettivo come servizio e bene pubblico particolare continuerà – aggiungono i due segretari – ma nei modi e nelle forme che contraddistinguono la storia, l’esperienza e la visione generale del sindacalismo confederale, a tutela dei lavoratori che rappresentiamo”. Fuso e Pistonina, infine hanno auspicato “un raffreddamento dei toni, il quale non può che partire da un atto di responsabilità generale: della direzione di Ataf, del Comune e del sindacato tutto”.
Apriti cielo. Dove il punto della discordia? Nel volantino stesso, che ricorda molto un foglio funebre, con tanto di foto, nomi e cognomi di tutti i 29 consiglieri che hanno speso il loro voto nella privatizzazione. Ed in basso, come chiosa, l’immagine del sindaco Matteo Renzi. E’ così, mentre si apriva la piccola crepa sindacale, di lì a poco, inserendosi in questo spacco, è partita la controffensiva di Palazzo Vecchio. E’ stato l’assessore alla mobilità Massimo Mattei, a questo punto, a picchiare duro. “Il volantinaggio di alcuni sindacalisti dell'Ataf di oggi –afferma l’assessore – è scandaloso, al limite dell'istigazione a delinquere, dovrebbero vergognarsi. Il Comune di Firenze ha chiesto loro un piccolo sacrificio: lavorare 15 minuti in più al giorno, senza che venisse loro tagliato un euro di stipendio. E la risposta è stata di insulti e peggio ancora di velate minacce”. Parole forti, un fiume in piena, che, senza mezzi termini, tornano anche sulla bontà della scelta ottemperata dall’amministrazione fiorentina e dai consiglieri tirati in ballo dai dipendenti dell’azienda: “Ataf, grazie ai loro privilegi, da bene comune è diventato un male pubblico. Per difendere una serie di vantaggi contrattuali che nessun altro lavoratore del settore ha in Italia, i fiorentini ogni anno sono costretti a sborsare soldi per far quadrare i bilanci. In questo momento di crisi, dove tante famiglie soffrono per la disoccupazione, per la cassa integrazione o dove tanti piccole medie imprese sono in ginocchio, dei privilegiati come loro che uno stipendio ce l’anno tutti i mesi garantito dai soldi pubblici, dovrebbero solo vergognarsi per gesti come quello di oggi”.
“Non abbiamo minacciato nessuno – ribatte in serata il coordinatore della Rsu Ataf, Alessandro Nannini – né esplicitamente né velatamente. Piuttosto è scandaloso che chi, giusto sei mesi fa, era in piazza a festeggiare la vittoria del referendum, oggi abbia dato il via libera alla privatizzazione dell’Ataf. Abbiamo fatto un volantino in cui sottolineavamo i nomi di chi si è preso questa responsabilità. Non capisco il polverone; sono atti pubblici, scelte prese all’interno di un organo aperto, e ripeto pubblico, come il Consiglio Comunale”.
 

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