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Cronaca

Ataf, esuberi in vista. Il sindacato attacca: "Colpa di chi ha venduto"

I sindacati denunciano la presa di posizione di ATAF Gestioni srl che in una lettera avrebbe paventato la possibilità di una rivisitazione degli organici e della forza lavoro

L’Ataf sta attraversando un momento storico. Da pubblico il servizio è passato sotto una governance privata, quella di Fs tradotta in termini legali nell’ATI Busitalia - Sitanord S.r.l. Un’ATI in cui Mauro Moretti, l’ad di Ferrovie, reciterà la parte forte dell’asset.  Bando, gara feroce tra giganti del trasporto, ricorsi al Tar e infine l’acquisizione. Cosa fatta, capo ha, verrebbe da dire. Non per i sindacati che in questi giorni hanno preso atto che in data 29/10/2012 ha avuto formalmente luogo l'acquisto del 100% delle quote di ATAF Gestioni S.r.l. A fine ottobre l’acquisto, dal primo di dicembre il trasferimento del personale.

ESUBERI - Da qui le preoccupazioni delle parti sociali e dei lavoratori, visto che per passaggio del personale non è prevista alcuna clausola sociale. “Inoltre – sostengono i rappresentanti della Rsu – ATAF Gestioni S.r.l comunica a questa RSU che, successivamente al trasferimento, si riserva la facoltà di disdire gli accordi integrativi con usi e consuetudini aziendali tuttora in essere, nonché la rivisitazione dell'organizzazione del lavoro attraverso anche la riduzione delle risorse disponibili, come ad esempio la consistenza dell'organico, avviando le procedure previste dalla normativa vigente in materia di riduzione del personale”. Per i sindacati tutto questa partita si riassume con una sola parola: “esuberi”.

E cosi la rabbia dei dipendenti si riversa sui sindaci soci dell’ormai ex Ataf, sui consiglieri e, come sempre, sul sindaco di Firenze, Matteo Renzi: “E bravi Sindaci dei Comuni ex proprietari”, scrivono i lavoratori in una lettera alla città. “E bravi i Consiglieri – continua lo scritto – che hanno sostenuto con il loro voto questo scempio; soprattutto quelli del comune socio di maggioranza, Firenze. Non siete stati in grado neanche di inserire la clausola sociale nel bando di vendita. Vi siete fatti prendere in giro dalle favole di Bonaccorsi, il quale vi ha raccontato che i lavoratori avrebbero avuto le  sufficienti garanzie occupazionali. Questo guaio sociale è solo merito della vostra politica miope e inadeguata. Anche il “Magnifico” candidato alle primarie, ormai latitante, finge; invece di rottamare la vecchia politica, come da lui più volte  sostenuto fino alla nausea, vuole solo rottamare i lavoratori,  ed ATAF ne è la prova”.

“Con la lettera a firma di Ataf spa e Ataf gestioni srl – ha sottolineato Massimo Milli, vicecoordinatore della Rsu – si è avverato ciò che da sempre abbiamo sostenuto, ovvero che questa operazione di vendita è avvenuta con modalità completamente sbagliate, senza concertazione con i sindacati, ma soprattutto voluta a tutti i costi dal sindaco Matteo Renzi che per una visibilità tutta sua ha cancellato in un solo colpo il lavoro, i diritti e le relazioni sindacali. Per tutto questo chiedo a Renzi di non scappare e di farsi carico di tutto questo scempio”.

BONACCORSI – Accuse precise e dito puntato contro le istituzioni. Ma nel calderone del ‘j’accuse’ è finito come di consueto il direttore generale di Ataf Spa, Filippo Bonaccorsi che tempo zero ha rispedito al mittente le polemiche. “Nessuno 'scempio sociale' può essere addebitato a questa amministrazione aziendale – ha affermato Bonaccorsi – che nel corso degli ultimi due anni ha adottato una politica di esodi incentivati proprio perché vedeva quello che i rappresentanti dei lavoratori facevano finta di non vedere: la drastica e continua riduzione di risorse pubbliche per il Tpl. In Ataf non è stato licenziato nessuno, i lavoratori sono passati da 1440 a 1195 in modo non traumatico proprio per evitare lo 'scempio sociale' che era chiaro sarebbe arrivato, a causa dei tagli continui”.  
E per quel che riguarda lo spettro degli esuberi, paventato dalle parti sociali, Bonaccorsi rassicura: “I lavoratori saranno assistiti da tutte le garanzie previste dalla legge, conserveranno cioè tutti i diritti acquisiti, compreso l'integrativo aziendale”. E quando tocca il fronte stipendi, il direttore rilancia: “L’unico stipendio che è stato tagliato durante la mia gestione è il mio”.












 

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