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Cronaca

Omicidio di via Rocca Tedalda: arrestato il vicino di casa della vittima

Svolta nel delitto di Fulvio Dolfi, ucciso lo scorso 16 luglio. Sotto accusa un ex carpentiere sardo. Oscuro il movente, trovata un'arma compatibile con quella del delitto

L'assassino di Fulvio Dolfi è il suo vicino di casa: si chiama Bernardino Lai, ha 74 anni ed è un carpentiere sardo in pensione, con vecchi precedenti per atti osceni (alle Cascine) e ricettazione.

O almeno, è lui secondo la squadra mobile diretta da Antonino De Santis ad aver ucciso con 22 coltellate, la notte tra domenica 12 e lunedì 13 luglio, il pensionato fiorentino (con vecchi precedenti per rissa e stupefacenti) nella sua casa popolare in via Rocca Tedalda 135, a Rovezzano.

Dieci coltellate alla parte laterale del collo, otto tra il torace e l'addome, due al dorso e due alla giugulare: Dolfi, di fatto, è stato martoriato di fendenti e sgozzato. Il suo cadavere è rimasto lì per 3 giorni. 

Giorni caldi, tanto che i due cani della caposcala dello stabile, una signora che abita al quarto piano, si sono fermati più volte a fiutare lo strano odore proveniente dall'appartamento di Dolfi. La signora, insospettita, ha dato una sbirciatina da una finestra che dà sul cortile interno del condominio e ha visto un nugolo di mosconi davanti alla finestra corrispondente alla piccola abitazione di Dolfi. A quel punto è scattato l'allarme.   

Lai è stato fermato venerdì scorso a Firenze: il fermo, chiesto dal pm Fabio Di Vizio che coordina le indagini della squadra mobile, è stato convalidato ieri mattina dal gip Federico Zampaoli del tribunale di Firenze. Resta oscuro, al momento, il movente.

Il presunto assassino, nei giorni successivi al delitto, si era allontanato dalla città ed era tornato in Sardegna, a Cagliari, dove aveva preso alloggio alla pensione "Aurora". Quindi ha deciso di rientrare a Firenze, dove venerdì scorso è stato bloccato dai poliziotti che lo stavano già 'monitorando'. 

Lai, difeso dall'avvocato Sandra Lazzeretti, non ha risposto alle domande del magistrato e ora si trova in carcere, a Sollicciano. Deve rispondere di omicidio aggravato. Gli agenti della sezione omicidi diretta da Bruno Toma ci hanno messo poco più di una settimana a stringergli le manette ai polsi. 

I poliziotti di via Zara hanno seguito la scia del sangue, gocciolato pian piano dalle mani dell'assassino che, dopo il delitto avvenuto nel soggiorno-cucina, scese le scale è rientrato nel suo appartamento al primo piano, proprio sotto quello di Dolfi che abitava al secondo. Mani ferite, perché Dolfi si è difeso e ha lottato, per non morire. Il suo sangue, sulla scena del crimine, si è mischiato a quello del suo aguzzino.

L'ex carpentiere ha ripulito quel sangue, non dentro ma fuori dall'appartamento di Dolfi. Come ha potuto, cioè non abbastanza bene da sfuggire al Luminol della scientifica. Gli agenti hanno trovato sue tracce ematiche sia nell'appartamento di Dolfi, sia nel vano scale del condominio che sulla maniglia, agli stipiti e sulla serratura della porta di casa di Lai. E nell'appartamento stesso, dove sono stati trovati anche tre coltelli, di cui uno in particolare compatibile con quello che ha ucciso Dolfi.     

Così è partita la caccia all'unico inquilino del palazzo popolare che, dopo il delitto, si era volatilizzato: Lai. Gli altri erano già stati ascoltati tutti. E niente hanno detto di aver visto nè sentito, quella notte. Tranne una signora: “Ho avuto la percezione che fosse accaduto qualcosa nel palazzo” ha riferito agli inquirenti, spiegando di essere stata svegliata “da un forte rumore prolungato” cui però non avrebbe fatto seguito alcuna “richiesta di aiuto”.  

Gli investigatori d'altronde avevano già puntato al 'delitto interno' per due motivi. Le finestre dell'appartamento di Dolfi sono state trovate tutte chiuse: il killer non è scappato dalla finestra. Inoltre nessun inquilino – è stato appurato grazie a una telecamera posta all'angolo con via della Ripa – sarebbe entrato o uscito “con fare sospetto” dallo stesso edificio popolare, nell'arco temporale in cui è avvenuto il delitto secondo i risultati autoptici (ovvero tra il pomeriggio di domenica 12 e quello di lunedì 13 luglio).

Nè altri, che non fossero del condominio, in quel lasso di tempo si sono materializzati davanti al civico 135. Non è tutto: Lai, lo scorso 14 luglio, è andato a farsi medicare una ferita alla mano a Santa Maria Nuova. “Stavo tagliando il formaggio”, si è giustificato. Prima di partire per la Sardegna.

Trovato morto in Via Rocca Tedalda credits Alessandro Busi

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