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Cronaca

Omicidio Meredith, Amanda scrive alla Corte: “Non torno ho paura”

Il presidente della Corte d'assise Alessandro Nencini: "Chi vuol parlare nei processi viene nei processi"

Processo d'appello bis sull'omicidio di Meredith Kercher, Amanda Knox non tornerà in aula. La statunitense aveva già fatto sapere di non volersi sedere davanti alla Corte di Firenze. E ora ha confermato il tutto con una lettera. O meglio, con una mail in cui spiega: “Non sono presente in aula perché ho paura. Ho paura che la veemenza dell'accusa vi impressionerà, che il loro fumo negli occhi vi accecherà''.  

Nella mail, consegnata dai difensori dell’imputata alla Corte, Amanda ripercorre quale fosse il suo rapporto con la ragazza morta il 1 novembre del 2007 in una casa di Perugia. "Meredith era la mia amica. Lei mi era simpatica, mi aiutava, era generosa e divertente. Non mi ha mai criticata. Non mi ha mai dato neppure un'occhiataccia".   "L'accusa - continua Amanda - afferma che una rottura era avvenuta fra me e Meredith per la pulizia. Questa affermazione è una deformazione dei fatti. Nel periodo breve che Meredith e io eravamo coinquiline e amiche non abbiamo mai litigato".

La Knox è tornata anche sull’accusa mossa a sua tempo a Patrick Lumumba, rivelatasi non vera, dopo esser stata ascoltata in questura. “Dobbiamo riconoscere che una persona possa essere portata a confessare falsamente perché torturata psicologicamente". “Mi hanno mentito, urlato, minacciata, dato due scappellotti sulla testa. Mi hanno detto che non avrei mai più visto la mia famiglia se non avessi ricordato cos'era successo a Meredith quella notte".

“Il mio comportamento dopo la scoperta dell'omicidio indica la mia innocenza" scrive Amanda nella mail. "Mai avrei pensato o immaginato - aggiunge - che avrebbero usato la mia ingenua spontaneità per supportare i loro sospetti. Non ho nascosto i miei sentimenti: quando avevo bisogno di conforto Raffaele mi abbracciava, quando ero arrabbiata bestemmiavo e facevo osservazioni insensibili".

E riguardo alla tesi dell’accusa, smentisce tutto: “Non ho mai dimostrato un comportamento antisociale, aggressivo, violento o psicopatico. Non sono tossicodipendente o ossessionata di sesso". "Quando sono stata arrestata - aggiunge - mi hanno analizzata per droga e sono risultata negativa". Accusa e parti civili "vogliono che pensiate che io sia un mostro perché è facile condannare un mostro". Amanda, riferendosi al coltello che avrebbe usato per l'omicidio parla di "prova inventata" e definisce quelli dell'accusa "argomenti teatrali" e "indizi sconclusionati e inattendibili" e anche "inquietante e inaccettabile deformazione dei fatti".

"L'accusa e le parti civili - aggiunge - stanno commettendo delle ingiustizie contro di me perché non riescono ad ammettere, anche a se stessi, che hanno sbagliato terribilmente". "Non ho ucciso - aggiunge Amanda - Non ho stuprato. Non ho tramato. Non ho istigato. Non c'ero e non avevo niente a che fare". "Sono innocente - conclude Amanda - Raffaele è innocente. Meredith e la sua famiglia meritano la verità. Vi prego di porre fine a questa enorme ed estenuante ingiustizia".

Prima di leggere la mail il presidente della Corte d'assise Alessandro Nencini  ha spiegato che “chi vuol parlare nei processi viene nei processi''. ''Non sono dichiarazioni spontanee'', ha precisato Nencini parlando con i difensori della Knox. Il presidente della Corte ha anche sottolineato che sono i difensori ad attribuire ad Amanda la paternità del testo: ''Io non l'ho mai vista, non la conosco''.

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