Acqua salata: le famiglie fiorentine spendono 265 euro in più della media nazionale
Il rapporto di Cittadinanzattiva: anche la dispersione idrica (44,8%) è superiore al dato italiano
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Ben 743 euro per la bolletta dell’acqua, 265 in più rispetto alla media nazionale che è di 478 euro. Questa la spesa nel 2023 per una famiglia fiorentina di tre persone con un consumo annuo di 182 metri cubi, con un incremento del 3% sull’anno precedente e del 15,5% sul 2019. È quanto emerge dal XIX Rapporto sul servizio idrico integrato, a cura dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva.
La Toscana è la regione più cara
Ma il salasso riguarda (quasi) tutta la Toscana (732 euro la spesa media) che “colonizza” la classifica con otto città nelle prime dieci. Comanda infatti Frosinone con 867 euro, quindi Siena e Grosseto con 807, Livorno (782), Arezzo (769), Enna (766) e infine Firenze, Pistoia e Prato (743). Se il consumo annuo scendesse a 150 metri cubi invece di 182 una famiglia fiorentina arriverebbe a pagare 194 euro in meno contro i 183 della media regionale.
Sempre secondo il report di Cittadinanzattiva, una famiglia di tre persone, con soglia Isee fino a 9.530 euro e che ha accesso al bonus sociale idrico (126 euro a Firenze) risparmia, rispettivamente il 17% e il 23% a seconda del consumo.
Troppa acqua sprecata
Poco incoraggianti, sebbene più datati (il periodo di riferimento è il 2020) anche i numeri sulla dispersione idrica: a Firenze è del 44,8%, percentuale che scende del 40,2% a livello provinciale. Anche in questo caso va peggio rispetto sia alla media dei capoluoghi italiani (36,2%) che regionali (41,8%). Il dato toscano è molto disomogeneo: si passa infatti dal 62,9% di Massa al 13,5% di Livorno e al 15,9% di Siena.
Bollette poco comprensibili
Per quanto riguarda il gradimento del servizio, i toscani si dichiarano poco o per niente soddisfatti soprattutto per la comprensibilità delle bollette, 36,3% contro il 32,5% nazionale, Anche la voce ‘odore, sapore e limpidezza dell’acqua’ registra un 30,9% di insoddisfatti a fronte di un 23,4% italiano.
