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Cronaca

Aborto farmacologico, la Toscana autorizza l'uso della pillola RU486 anche negli ambulatori

Il presidente della Regione Rossi: "Inutile far soffrire le donne più di quanto già non debbano fare"

La Toscana si prepara a diventare la prima regione d'Italia in cui la pillola abortiva RU486 potrà essere somministrata anche in ambulatori pubblici, autorizzati e collegati agli ospedali. La giunta regionale guidata da Enrico Rossi approverà infatti una delibera in tal senso lunedì prossimo, 29 giugno.

Lo scorso 12 maggio il consiglio regionale aveva approvato una risoluzione che aveva l'obiettivo di "garantire la piena applicazione della legge 194". Nella delibera si fa inoltre riferimento a un parere del Consiglio sanitario regionale del 2014 dove si legge che "la pillola RU486 può essere erogata anche negli ambulatori funzionalmente collegati agli ospedali, così come recita la legge", secondo quanto annunciato all'epoca dallo stesso Rossi.

"Siamo stati i primi a somministrare la Ru486, acquistandola all’estero, perché la ritenevamo più appropriata rispetto all’aborto chirurgico in certe situazioni", ha commentato Rossi nei giorni scorsi.

"Ben prima della sciagurata decisione dell’Umbria avevamo ritenuto di fare questa delibera, per evitare alle donne, quando è possibile, di recarsi nei reparti di ginecologia. Però è necessario che l’ambulatorio sia collegato all’ospedale, per risolvere eventuali problemi. È inutile far soffrire le donne più di quanto già non debbano fare di fronte a decisioni non certo semplici come quella di abortire. Solo chi intende punire le donne cerca di rendergli le cose più difficili", ha aggiunto Rossi.

Il riferimento di Rossi è alla scelta opposta fatta in Umbria della presidente Donatella Tesei, della Lega, eletta nell'autunno scorso. Tesei pochi giorni fa ha abrogato la delibera che, approvata dalla precedente giunta di centrosinistra, permetteva l'aborto farmacologico in day hospital. Con tale decisione di Tesi l'Umbria impone ora alle donne tre giorni di ricovero ordinario.

La decisione di Tesei ha suscitato molte polemiche e critiche, in primis da parte delle associazioni che tutelano i diritti delle donne, e domenica scorsa a Perugia c'è stata una manifestazione contro la delibera della giunta Tesei.

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