Psiche della baby gang: l'equilibrio della disarmonia nel branco?
L'analisi del Dottor Loris Pinzani
Con regolarità, con valenza differente e varia a seconda dei luoghi e dei momenti, la cronaca mette in risalto l'esistenza di gruppi di giovanissimi legati da fini di aggressività. In effetti si tratta di una condizione collettiva, in cui i seguaci perseguono il raggiungimento di una forma di identità, in cui viene dato valore al gruppo e dunque a sé stessi.
Viviamo in una società complessa, in cui hanno luogo disarmanti semplificazioni insieme all'espressione di inutili complessità, dove l'individuo si perde fino a far affiorare il suo bisogno di far parte di un nucleo a cui riferirsi, dal quale essere "scelto" ed in esso distinguere il proprio valore. In questa fase storica più che nel passato accade spesso che il soggetto non si accetti, tollerando appena la propria vita, che gli appare modesta se paragonata a quella che desidera e che vede nella fascia alta della società, alla quale si ispira. Nasce così una forma di depressione in cui i più fragili si sentono esclusi irrimediabilmente, destinandosi a cercare una identità da rivendicare, pena una sconfitta bruciante, a cui non si sa far fronte.
Con questa premessa si comprende l'appartenenza a gruppi dove ognuno cerca il proprio copione, in grado di combattere la scontentezza di cui si è vittima, per mezzo di una violenza tanto più efficace quanto gratuita.
In psicologia l'appartenenza a questi tipi di nuclei è dovuta ad ottenere un risultato che si ritiene necessario al proprio equilibrio. In effetti, in seguito all'aver aderito a questa condotta il comportamento muta fino ad essere caratteristico, distinto in azioni ricorrenti, sempre meno in grado di avere limiti logici di rispetto sociale. Queste manifestazioni collettive si nutrono della fragilità individuale che porta al desiderio di far parte di una congrega potente, a cui appartenere dando prova di sé con lo strumento della stessa violenza. In essa vive la richiesta di far parte di un insieme che si ritiene potente, che esprime l'accettazione sociale necessaria a quell'individuo. Si tratta di sistemi con struttura piramidale, diretti spesso da una cerchia ristretta che non è possibile mettere in discussione e che esercita un forte controllo sugli altri, rendendolo chiunque incapace di immaginare una propria iniziativa o un ammutinamento, in grado di mettere in discussione la propria identità; il senso di appartenenza è incancellabile e potentissimo nella mente del soggetto. In effetti va osservato il comportamento di chi ne faccia parte. L'aspetto che più ha risalto è una sicurezza incondizionata e sprezzante dell'umanità altrui, che salva il soggetto dall'anonimato e che porta fino a negare sé stesso dal momento che il gruppo è l'aspetto più rilevante ed in esso si esprime il desiderio di farne parte.