Coronavirus, l'antidoto contro la paura velenosa: come arginare la psicosi
L'analisi del dottor Loris Pinzani
Nel corso dei cicli storici accade spesso che vi siano situazioni in cui una paura più o meno razionale si tramuti in una fobia estesa alle masse, che ha assunto impropriamente il termine di psicosi, oramai entrato a far parte di una terminologia corrente, ove ci si riferisce ad una paura incondizionata, persistente e particolarmente intensa, che travalica la logica ed invade una sfera in cui il fatto temuto è talmente invasivo da escludere un comportamento riflessivo. Si tratta di una condizione che interviene in ogni circostanza in cui vi sia un grave pericolo, in grado di tramutarsi in una insicurezza pervasiva che porta alla condizione di panico. Il realismo è la condizione che si oppone alla condizione di malessere dovuto alla distorsione della realtà tipica della paura.
Questo sta a significare che generalmente timore riguarda in un primo momento una riflessione, per poi esprimersi in piani in cui il ragionamento viene sempre più ostacolato, per far posto alla paura incondizionata e di grande intensità. Quanto appena descritto può riguardare qualunque pericolo, sia del singolo che per la collettività, come la paura di un evento sismico, di un attacco bellico oppure di un contagio nel corso di una epidemia, come quella insorta attualmente nei paesi orientali, in cui la percezione del pericolo viene esasperata. In ogni caso tra quelli citati avviene la perdita della capacità riflessiva razionale, dando voce ad un timore non più logico, in grado di produrre un danno intenso e potenzialmente distruttivo; tanto più che molti sono gli interrogativi scaturiti dal contagio in atto. Dunque, per una paura si perde la capacità di affrontarla correttamente.
L'antidoto contro questa condizione consiste nel rinforzare il sistema logico della razionalità mediante messaggi istituzionali affidabili, diramati da organi statali, che diano una dimensione comprensibile e finalmente razionale ad una paura che altrimenti arriverebbe a degenerare in una esasperazione potenzialmente dannosa. Dunque in questi casi è necessario che vi sia una informazione che potremmo definire ufficiale, in grado di dare notizie affidabili a cui riferirsi.
Da queste considerazioni nasce la condotta di recupero della capacità psichica dei soggetti che provoca una esasperazione accentuata ed irrazionale, in cui il danno sociale rischia di diventare grave a causa di comportamenti sostanzialmente inconsulti, in grado di aumentare l'ansia collettiva fino a forme di vera esasperazione. Questo naturalmente non deve prescindere dalla giusta osservazione del pericolo.
Nei casi estremi il timore inconsulto provoca una necessità spasmodica di controllare l'ambiente che si avverte ostile ed insidioso. In questi casi sono assolutamente necessarie le soluzioni che consistono nel razionalizzare gli eventi verso una logica di ragionamento che esclude la paura in eccesso. In sostanza non si può certamente vivere o reagire opportunamente nella tensione spinta all'eccesso; l'uomo deve accettare il proprio rischio di vita ma deve altrettanto assolutamente predisporre i propri sistemi di difesa. Soprattutto la condizione fondamentale, in grado di attenuare l'eccesso di timore consiste nella erogazione delle informazioni certe ed ancora appare assolutamente necessario che le istituzioni impugnino la situazione erogando informazioni adeguate e puntuali, fornite da organi sanitari assolutamente attendibili, in grado di fornire una reale sensazione di conoscenza della realtà. È indispensabile che questo avvenga ai vari livelli tramite una informazione adeguata, l'unica in grado di suscitare il senso di protezione dei cittadini.