Come ricorderemo il Coronavirus?
L'analisi del dottor Loris Pinzani
La mente non ha la capacità di ricordare, per il semplice motivo che le è impossibile dimenticare: trattiene ogni stimolo emotivo a cui l’individuo abbia accesso. Quando la nostra consapevolezza teme di aver disperso qualcosa, viceversa la mente ne mantiene una traccia indelebile; non certo della vicenda, se non per istanti dotati di significato, ma piuttosto per la sequenza emotiva in esso contenuta. Cioè a dire, mantiene la memoria delle sensazioni che vive nel corso dell’evento a cui prende parte. In essa quello che trattiene sono ancora le emozioni, di cui distingue, riconosce, elabora ed esalta gli aspetti. Queste. Attività psicologiche non sono tramandabili da un individuo all'altro, ma solo trasmesse in una modalità che possiamo definire “nozionistica”. Per questo motivo la storia viene studiata, approfondita e compresa, ma questa comprensione é solo in minima parte in grado di arricchire il bagaglio dell’esperienza sociale. La storia non insegna mai quanto dovrebbe, ma riesce a tramandare i fatti.
Quanto appena detto è necessario se si vuole comprendere l'attività psichica di quello che resterà di questo particolere, per certi versi incredibile, momento storico. La struttura cognitiva è tale che ognuno di questi giorni, di questi istanti, sarà testimone di quello che ha inciso ed incide in ognuno, collegando i pensieri alla realtà. In essa prevarranno gli aspetti di patimento e di rischio; di preoccupazione e di ansia, che resteranno incisive rispetto alla regolarità quotidiana. Ma soprattutto rimarranno scolpiti i flussi di pensieri legati a quello che temiamo che avvenga nella cerchia di coloro che fanno parte dell’esistenza personale; insieme alla rabbia che vive sempre negli uomini quando si rendono conto di non poter controllare la vita ed in essa le sue (talvolta) crude manifestazioni.