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Diario di una donna

Diario di una donna

A cura di Federica Sazzini

Cosa resterà della scuola pubblica?

A cura di Federica Sazzini

Scrivo queste righe di getto. Mi è arrivata lunedì scorso comunicazione dalla scuola che si sarebbe tenuta il mercoledì seguente un’assembla sindacale, e che quindi mia figlia sarebbe entrata alle 10:30 invece che alle 8:30. Me lo hanno comunicato con un preavviso di 48 h che, a quanto pare, è perfettamente legale. Poco dopo mi è squillato il telefono. 

Era la madre di una compagna di classe di Nora. É insegnante delle superiori e quest’anno si è fatta dare il venerdì libero per fronteggiare i frequenti scioperi che si verificano nell’istituto dove vanno entrambe le nostre figlie (da settembre le ore di sciopero sono già state 36).
Mi chiede se mi può lasciare la bambina alle 9:30. Lei ha lezione, la baby sitter è già occupata (48 ore di preavviso sono poche). Le dico di non preoccuparsi, a mia madre, sessantenne in pensione, 48 ore di preavviso bastano. Porterà lei entrambe le bambine a scuola.
 
E poi mi sono fermata a riflettere. L’Italia è uno dei paesi a più bassa fecondità al mondo. Detto in parole povere: non facciamo più figli. Si prevede che nei prossimi dieci anni il numero di bambini iscritti alla scuola dell’Infanzia caleranno di 150000 unità. I bambini iscritti nel 2021 erano 1.3 milioni, si tratta quindi di un calo stimato dell' 11,5%.

Ma le scuole pubbliche, secondo me, subiranno un calo di iscrizioni ancora più marcato. Gli Italiani non fanno più figli perché, detto in soldoni, fare figli ti rende povero. Il tuo tenore di vita peggiora sensibilmente, perchè le spese aumentano vertiginosamente. Serve una casa più grande, un'auto familiare e anche la spesa alimentare sale. E quindi di figli se ne fa uno, massimo due. E si lavora entrambi, perché con uno stipendio solo una famiglia non ci campa.
 
E quindi perché le scuole pubbliche vedranno sempre meno iscritti? Semplice, perché non sono fatte per due genitori che lavorano. Non sono pensate proprio come servizio essenziale.

Lo vedo alla scuola Marconi di mia figlia. 36 ore di sciopero da settembre, assemblee sindacali comunicate con due giorni di preavviso, uscita
alle 16:30, mancanza di pre-scuola o post scuola, chiusura di tre mesi d’estate, assenza di campi estivi pensati per sfruttare seriamente i locali della scuola (li fanno per massimo 8 settimane, e mai ad agosto o settembre).

E quindi? E quindi i pochi adulti che avranno il coraggio di fare figli li manderanno alle scuole private. Ho una cara amica, figlia di dipendenti scolastici, da sempre a favore della scuola pubblica, che a settembre manderà il figlio tre-enne alla privata. Decisione sofferta, mi ha detto, ma inevitabile. Nel frattempo, noi che ostinatamente e scioccamente li mandiamo alla pubblica, ci arrangiamo come possiamo. La scuola pubblica è fatta per difendere i diritti di chi ci lavora, non di chi la frequenta. Peccato che, di questo passo, chi ci lavora si troverà per strada.

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