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Musei statali e dipinti delle chiese: agli Uffizi una mostra con le opere chiuse nei depositi

Arcivescovo Betori: "Restituire le opere non significa spogliare i musei"

"Credo che il momento sia giunto: i musei statali compiano un atto di coraggio e restituiscano dipinti alle chiese per i quali furono originariamente creati" con queste parole il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt aveva annunciato l'apertura degli Uffizi ad un dialogo con la Chiesa. In occasione della conferenza stampa di apertura degli Uffizi il direttore e l'arcivescovo Betori hanno nuovamente affrontato il tema.

Per Schmidt è essenziale che si apra un "dialogo Stato-Chiesa", il dibattito sarà lungo. "Per riportare le opere nelle chiese sarà necessario vagliare ogni problematica e possibilità tenendo conto di luoghi, pericoli e significati". Il direttore ha anche annunciato una mostra che sarà composta dalle "opere provenienti dalle chiese e che si trovano nei depositi degli Uffizi e della città metropolitana di Firenze". Questi quadri, pale d'altare e dipinti spesso sono inediti e mai esposti, la mostra sarà un modo per dare loro il pubblico che meritano. 

"Di alcune opere si è persa la memoria storica, non si sa a chi appartengono e quale sia la loro storia, prima di ricollocarle è necessario fare approfonditi studi storici e scientifici. Non tutti sono dei capolavori, ma ognuno di loro ha una dignità che va preservata" conclude Schmidt.

"Restituire le opere non significa spogliare i musei, nei depositi si trovano centinaia di opere che non sono mai state mostrate, bisogna iniziare da quelle - spiega l'arcivescovo Giuseppe Betori -. Ma esiste un problema: ogni intervento sarà particolare e avrà bisogno di grande studio, nel corso dei secoli le chiese spesso hanno subito grandi cambiamenti e le opere dovranno essere tutelate, non dovranno diventare corpi estranei che non appartengono alla struttura".

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